COSENZA Maurizio Rango, il presunto reggente del clan Rango-Zingari di Cosenza, non sopporterebbe più il carcere duro e non si arrende alle argomentazioni contrarie con le quali, nelle scorse settimane, il Tribunale di sorveglianza di Roma ha, invece, confermato per lui il 41 bis. Da qui la decisione di tornare a chiedere la revoca della detenzione a regime speciale, affidata al suo difensore, l’avvocato Antonio Sanvito.
Attualmente Maurizio Rango si trova ristretto nel carcere di Novara in regime di isolamento. Un regime che sarebbe altamente sconsigliato nel suo caso, visto che tra l’altro Rango soffrirebbe di patologie connesse con la claustrofobia. La decisione del Tribunale di sorveglianza di Roma di mantenerlo sottoposto alle restrizioni previste dal 41 bis, è stata reiterata dopo che Maurizio Rango ha ricevuto un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’omicidio di Luca Bruni, il figlio del boss “Bella bella”, ed e’ indagato nell’inchiesta che riguarda la cosca del Cosentino. Assieme a Franco Bruzzese e Daniele Lamanna, Rango è accusato di concorso in omicidio e occultamento di cadavere. La vicenda risale al 2012 quando Luca Bruni scomparve. Di lui non si seppe più nulla fino allo scorso dicembre quando, grazie alle rivelazioni di alcuni pentiti, in una campagna di Castrolibero è stato trovato il cadavere del giovane.
pa. po.
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