CATANZARO La prima bozza del provvedimento è già sulle scrivanie del premier Matteo Renzi e dei ministri Delrio e Galletti. Nel corso di questa settimana è prevista la firma del decreto che porta al commissariamento di sei regioni, e tra queste quella messa peggio è proprio la Calabria, nel settore del trattamento delle acque e della depurazione.
Il Dpcm prevede una «diffida ad adempiere» che per la Regione Calabria è stato fissato in trenta giorni entro i quali dovrà attenersi «agli obblighi imposti dalla legge di stabilità in materia di individuazione degli enti di governo d’ambito per la gestione del servizio idrico sul territorio (ex Ato)». Analogo termine viene indicato nel Decreto anche per le regioni Lazio, Umbria e Marche, mentre 90 giorni verranno dati a Campania e Sicilia per individuare gli enti territoriali, a cui partecipano i comuni, ai quali la legge attribuisce, tra le altre cose, di determinare le tariffe dell’acqua, approvare il piano d’ambito e i piani di interventi infrastrutturali sul territorio.
Allo scadere dei trenta giorni la Calabria andrà incontro a l’ennesimo commissariamento: Palazzo Chigi, d’intesa con il ministero dell’Ambiente, attiverà i poteri commissariali sostitutivi previsti dallo “Sblocca Italia (dl 133/2014)”, avocando a sé questa attività.
La notizia dell’imminente commissariamento è stata confermata da Erasmo D’Angelis, capo della struttura di missione contro il dissesto idrogeologico di Palazzo Chigi, da Marina Colaizzi, della direzione dipartimento risorse idriche del ministero dell’ambiente, e da Bruno Spadoni, capo dell’Osservatorio sui servizi pubblici locali del ministero dello sviluppo economico. Nel caso della Regione Calabria a rendere indifferibile il commissariamento ci sono, inoltre, anche le sanzioni comminate dall’Unione europea per il mancato superamento delle criticità ambientali create dall’inquinamento di mare e torrenti dove continuano a operare impianti di depurazione fatiscenti e fuori da qualsiasi controllo. Nel mirino di Palazzo Chigi, con riferimento alla Calabria, ci sono poi i bandi di gara che l’assessorato all’Ambiente ha gestito nell’ultimo semestre e che, in copia, sono stati acquisiti dall’Autorità per la lotta alla corruzione. Il ricorrere delle stesse imprese e delle stesse cordate, insieme con la mancata uniformità delle condizioni di gara in tutti i territori, sono alla base degli accertamenti che l’Anticorruzione ha chiesto ai carabinieri del Noe ed agli uomini della Guardia di Finanza.
red. corcal.
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