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Ma la sanità non è solo una questione economica

Il dialogo-confronto, personale e quotidiano con la realtà sociale fisiologica e patologica della regione in cui vivo mi sconvolge sempre più. L’abulia mentale, il menefreghismo, il senso di depres…

Pubblicato il: 26/05/2015 – 8:19
Ma la sanità non è solo una questione economica

Il dialogo-confronto, personale e quotidiano con la realtà sociale fisiologica e patologica della regione in cui vivo mi sconvolge sempre più. L’abulia mentale, il menefreghismo, il senso di depressione e sopportazione che assale il cittadino calabrese è ormai incommensurabile. Siamo pronti ad accettare qualsiasi forma di nefandezza, non c’è più reazione si accetta supinamente il volere dei poteri forti con un semplice «non possiamo fare niente». C’è anche chi fa del campo sanità/sanitario un palcoscenico dove creare una visibilità, che io spero duri poco.

La “gestione” della sanità ci sta portando a subire delle angherie fuori da ogni lontana immaginazione, la Regione Lombardia mette in bilancio preventivo la migrazione sanitaria dei calabresi che andranno a curarsi in questa regione. Il piano di riordino dei posti letto porta la Calabria ad avere il rapporto posti abitanti/posti letto uguale a quello della Regione Toscana, con tutte le criticità del caso. Le strutture pubbliche e private non osservano la regola del rapporto medici assunti specialisti in branca posti letto. I proprietari delle case di Cura si arrogano il diritto di no pagare gli stipendi dei dipendenti in barba all’articolo 4 della legge 24 del 2008 però pretendono che gli sia pagato l’extrabudget. Chi dovrebbe essere deputato al controllo “evita” di controllare e vigilare. Le strutture pubbliche vengono pagate a vuoto per per pieno tanto chi paga è sempre “pantalone”.

La diatriba: è più importante avere un ospedale nuovo e grande a Catanzaro o Cosenza? Al cittadino, al paziente, al fruitore, per necessità, di questo luogo, interessa poco. A chi sta male interessa avere un ospedale efficiente ed efficace, con medici che hanno la possibilità di esercitare il proprio lavoro con tranquillità, con professionalità e mezzi adeguati. Che ci siano strutture inadeguate sia nel pubblico che nel privato è innegabile, così come è innegabile che ci sono strutture che devono essere chiuse.  Perché quello che conta è la qualità delle prestazioni erogate.

Il pianeta sanità, in Calabria, e non solo, sta diventando un “ammortizzatore sociale” :  (a)”avrei bisogno di lavorare … (b) non ti preoccupare un posto in qualche ospedale lo troviamo!…”. Tutto ciò a discapito della qualità e della salute. Il pianeta sanità, contorto e fatto da mille satelliti in cui chiunque può essere utile e necessario ma dove indistintamente tutti ci vogliono veder il guadagno è la fonte di maggiore spesa di un bilancio.

Ma perché non ragionare su edilizia sanitaria – case salute – viabilità ed accessi – accoglienza e disabilità – piano e rete emergenza urgenza – piano e rete oncologica – epidemiologia e territorialità – qualità e servizi – costi e benefici – piante organiche personale sanitario e non – centrale unica appaltante – servizi sanitari domiciliari post ricovero – deospedalizzazione – cure e assistenza domiciliare – cure riabilitative domiciliari e in regime di ricovero – valutazione dei flussi di migrazione (in /out) regionali? Chiaramente è più facile denunciare che lavorare e programmare.

Ribadisco un concetto a me caro: «La sanità è un investimento e non un costo». Quando si è onesti!

 

*Rappresentante movimento “Prospettive future”

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