SIMERI CRICHI Allo stato attuale il “Golf Resort” di Simeri Crichi è un ecomostro, figlio di promesse di sviluppo e turismo in quantità, foraggiate a suon di milioni di euro di fondi pubblici. Doveva essere completato entro la fine del 2010 ma il 13 settembre 2012, Italia Turismo ha comunicato che, dopo una sospensione nel periodo aprile 2010 settembre 2011, i lavori sarebbero stati nuovamente interrotti a causa della cessazione del contratto con la ditta appaltatrice. Da allora, 83 ettari affacciati sul mare sui quali doveva nascere un resort con quasi 300 stanze e campo da golf a 18 buche, giacciono al vento. Il terreno su cui si è cominciato a impiantare il progetto viene considerato «comprensorio di proprietà infrastrutturato a destinazione turistica», come si legge sul sito di Italia Turismo, società immobiliare a capitale interamente pubblico controllata dal gruppo Invitalia, l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa. Sia Italia Turismo che Invitalia sono legate al ministero dello Sviluppo Economico. Ed è alle porte del Ministero, di Italia Turismo e di Invitalia che dal settembre 2012 bussano di volta in volta gli amministratori di Simeri Crichi per chiedere che non avvenga l’ennesimo sperpero di risorse pubbliche con annesso scempio del territorio. Si tratta di un investimento di 35,571 milioni di euro, a fronte del quale sono state concesse agevolazioni per 18,158 milioni dei quali 10,330 versati dallo Stato (attraverso il Cipe) e 7,828 milioni dalla Regione Calabria.
UNA NUOVA PROPOSTA PER EVITARE LO SCEMPIO
Arriva da un consigliere comunale di Simeri Crichi, Michele Gigliotti, l’ultimo appello, in ordine di tempo, per salvare il Golf Resort e dare vita a quel «progetto strategico di sviluppo» che sta alla base dell’investimento. Gigliotti si rivolge all’amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri, invitandolo a intercettare «tra le multinazionali del settore turistico quella che, per rispondenza del profilo e soprattutto per capacità finanziaria, sia disponibile ed in grado ad anticipare le somme necessarie ad ultimare l’investimento relativo al Simeri Golf Resort». In cambio del completamento dell’opera la multinazionale avrebbe in uso la struttura per tutto il tempo necessario a compensare la somma investita. «La proposta – scrive il consigliere comunale – nasce da una serie di considerazioni, in primis l’attuale difficoltà di Italia Turismo a reperire i fondi necessari per ultimare l’opera in argomento; la coerenza della proposta con la mission della società; le critiche implicazioni economiche recate dall’attuale congiuntura; e non da ultimo il fatto che la struttura che ospiterà il Simeri Golf Resort rischia, con il protrarsi di tale stato, di ammalorarsi irrimediabilmente così determinando un ingente e odioso sperpero di risorse pubbliche che andrebbe certamente a sommarsi ad un indeterminabile lucro cessante generato dalla ritardata attuazione dei processi di sviluppo turistico dell’area interessata».
APPELLI E RIUNIONI
Lo scorso 20 marzo la questione dei lavori del comprensorio turistico era stata discussa in un incontro tra l’amministrazione comunale, il presidente del consiglio regionale Antonio Scalzo e il presidente della provincia di Catanzaro Enzo Bruno.
A ottobre 2013 il sindaco Marcello Barberio e l’assessore al turismo Alessio Zangari indirizzarono un appello al ministero per le Attività produttive, ai vertici di Italia Turismo e all’allora presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, nel quale lamentavano il blocco dei lavori e richiedevano «l’intervento delle autorità nazionali e regionali per far ripartire il progetto di sviluppo dell’ampio comprensorio turistico». Nulla si mosse.
Ad aprile 2014 il ministero dello Sviluppo economico comunicò che era stato registrato un avanzamento effettivo dei lavori di circa 15 milioni di euro a fronte della spesa prevista di 35,571 milioni. E inoltre che «Italia Turismo, che non ha presentato alcuna richiesta di erogazione dei contributi, ha motivato la mancata ripresa dei lavori con la temporanea insufficienza della liquidità finanziaria a disposizione della società […]». Il ministero aveva fissato una nuova scadenza per l’ultimazione dei lavori al 31 marzo 2015, nella speranza che, nel frattempo venissero reperiti i fondi necessari.
Ma procrastinare la scadenza è stato vano. Per evitare lo sperpero del pubblico denaro adesso si spera nell’intervento di un grosso investitore privato.
Alessia Truzzolillo
redazione@corrierecal.it
x
x