Ultimo aggiornamento alle 6:00
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 2 minuti
Cambia colore:
 

“Aemilia”, no del Riesame all'arresto di Bernini

È anche grazie agli effetti del nuovo 416 ter che il Tribunale del Riesame di Bologna ha detto no ai pm che chiedevano l’arresto per Giovanni Paolo Bernini, ex presidente del consiglio comunale di …

Pubblicato il: 27/05/2015 – 16:25
“Aemilia”, no del Riesame all'arresto di Bernini

È anche grazie agli effetti del nuovo 416 ter che il Tribunale del Riesame di Bologna ha detto no ai pm che chiedevano l’arresto per Giovanni Paolo Bernini, ex presidente del consiglio comunale di Parma ed ex collaboratore del ministro Lunardi, indagato nell’ambito dell’inchiesta “Aemilia”, che ha svelato il progressivo radicamento del clan Grande Aracri al Nord. E proprio un uomo dei Grande Aracri, quel Romolo Villirillo considerato uno dei vertici della costola emiliana del clan, ha fatto finire nei guai il politico. Per i magistrati, proprio con lui, all’epoca delle comunali del 2007, avrebbe contrattato un pacchetto di voti. Un’ipotesi riconosciuta come accertata dai giudici, ma che oggi non basta più. Se è vero – come sostiene l’accusa – che il politico avrebbe «effettivamente promesso, e almeno in parte versato» a un uomo oggi in carcere per associazione mafiosa «l’importo complessivo di 50mila euro» in cambio di un appoggio elettorale, per i giudici non si configura il voto di scambio politico mafioso perché la promessa di procurare voti è stata effettuata senza l’impiego delle modalità intimidatorie proprie dei contesti di criminalità organizzata. Il reato, per come oggi è configurato, prevede infatti che lo scambio politico mafioso si basi sul «concreto dispiegamento del potere di intimidazione proprio del sodalizio e che quest’ultimo si impegni a farvi ricorso ove necessario». Condizioni che a detta del Riesame non ricorrono nel caso di Bernini, come non ricorrono quelle per la contestazione del concorso esterno perché, deve ritenersi – scrive il Collegio – che Bernini, sebbene abbia effettivamente promesso, e almeno in parte versato a Villirillo, «l’importo complessivo di 50mila euro», non avrebbe favorito l’associazione mafiosa «nelle gare d’appalto», trattando con «attenzione particolare le pratiche amministrative che la riguardavano». Allo stesso modo, non risultano a suo carico contatti diretti personali e neppure telefonici. Per il Riesame, le condotte di Bernini, «paiono dover essere qualificate come corruzione elettorale». Tuttavia, essendo la pena massima per questo reato tre anni, non sarebbe giustificata una misura cautelare. Anche perché, concludono i giudici, dicendo no alla richiesta d’arresto per lui avanzata, sono passati otto anni e le condotte «non risultano essere state successivamente reiterate, né sono emersi rapporti successivi» con «membri della locale ‘ndranghetistica emiliana».

 

a. c.

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x