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Presunta violenza su una sordomuta, il caso al vaglio del gip


COSENZA È stata fissata per il prossimo primo luglio l’udienza davanti al gip a carico di A.M., cosentino di 34 anni, accusato da una giovane 26enne marocchina sordomuta di averla sequestrata per g…

Pubblicato il: 27/05/2015 – 15:44
Presunta violenza su una sordomuta, il caso al vaglio del gip


COSENZA È stata fissata per il prossimo primo luglio l’udienza davanti al gip a carico di A.M., cosentino di 34 anni, accusato da una giovane 26enne marocchina sordomuta di averla sequestrata per giorni e stuprata. I fatti avrebbero avuto inizio a febbraio 2014 e riguardano più episodi di violenza subiti dalla ragazza che in una occasione sarebbe rimasta sequestrata in casa del 34enne per cinque giorni. La giovane B.K. è di origini marocchine ed è sposata con un ragazzo di Cosenza anch’egli sordomuto, così come il presunto aggressore e la famiglia di questi. L’iniziale amicizia tra la giovane sordomuta, suo marito e A.M. è avvenuta all’interno dell’ente nazionale sordomuti di Cosenza. Il rapporto era di aiuto reciproco, date anche le condizioni economiche avverse nelle quali versava la famiglia della ragazza, la quale ha affermato che spesso A.M. e i suoi genitori l’avrebbero aiutata a fare la spesa e a usare internet per collegarsi con i parenti in Marocco.

Secondo quanto riportato nella querela che la ragazza ha presentato ai carabinieri a luglio scorso, il primo episodio di violenza risalirebbe al febbraio precedente, in un momento in cui la presunta vittima si trovava da sola a casa del 34enne. In quell’occasione la violenza non si sarebbe consumata dato il rientro a casa dei genitori di A.M. Ma l’apice della violenza, stando al racconto della giovane, sarebbe avvenuto qualche giorno dopo, quando il marito di B.K. partì per la Germania per lavoro. Questi, infatti, fa il cuoco e spesso è assente da casa. In quella circostanza l’uomo avrebbe chiesto ad A.M. di accompagnarlo a prendere l’autobus. In macchina si trovava anche la donna, uscita per salutare il marito. Una volta lasciato l’uomo all’autostazione A.M. avrebbe condotto la giovane marocchina a casa sua, segregandola per cinque giorni e usandole violenza, presumibilmente assecondato dai genitori che malmenava e minacciava di morte. Solo dopo cinque giorni, durante i quali A.M. avrebbe anche controllato gli sms che la marocchina scambiava con suo marito, l’aggressore avrebbe permesso al padre di riaccompagnare a casa la vittima.

Un’altra violenza si sarebbe consumata a marzo 2014, sempre a casa di A.M. e sempre con i genitori di lui presenti nell’abitazione. Infine l’ultimo episodio a maggio durante il quale la ragazza sarebbe stata prima costretta a subire un rapporto orale in macchina e poi a trascorrere un’intera notte di abusi in un hotel di Cosenza. In tutte le occasioni il marito della 25enne era assente per lavoro e la ragazza afferma di non aver denunciato prima le violenze per vergogna e per paura delle minacce dirette a lei e a suo marito. Secondo il racconto della giovane, solo dopo qualche mese – costretta a comportarsi come “la fidanzata” del presunto aguzzino anche in presenza di amici e parenti di questi, e dopo propositi di suicidio, scaturiti spesso in atti di autolesionismo – la ragazza avrebbe trovato il coraggio di denunciare l’accaduto. 

A trovarsi iscritti nel registro degli indagati, oltre ad A.M., anche i suoi genitori che avrebbero taciuto le violenze. 
Dopo le indagini, il sostituto procuratore Antonio Cestone, subentrato alla pm Paola Izzo, ha chiesto l’archiviazione del caso, fondandola sulla consulenza di una psicologa che ritiene inattendibile il racconto della ragazza. Alla richiesta si oppone l’avvocato di B.K, Chiara Penna, supportata dai propri consulenti, la quale ha chiesto al gip di ordinare al pm di formulare l’imputazione o di sollecitare eventualmente il magistrato a disporre l’incidente probatorio al fine di nominare un perito che faccia luce sui contrasti emersi tra le consulenze di parte e far luce sulla vicenda. Oggi si sarebbe dovuta tenere la prima udienza davanti al giudice per le indagini preliminari ma è stata rinviata al primo luglio su richiesta dell’avvocato della difesa, Fabio Bonofiglio di nominare un interprete della lingua italiana dei segni.

 

Alessia Truzzolillo
redazione@corriercal.it

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