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Rosarno, finisce l'era Tripodi

ROSARNO Elisabetta Tripodi non è più il sindaco di Rosarno. Il consiglio comunale della città della Piana sarà infatti sciolto dopo che, oggi, sono arrivate le dimissioni contestuali di 10 consigli…

Pubblicato il: 29/05/2015 – 9:36
Rosarno, finisce l'era Tripodi

ROSARNO Elisabetta Tripodi non è più il sindaco di Rosarno. Il consiglio comunale della città della Piana sarà infatti sciolto dopo che, oggi, sono arrivate le dimissioni contestuali di 10 consiglieri di opposizione a cui si è aggiunto anche il passo indietro di un’esponente della maggioranza, Domenica Varrà, che era stata eletta con la lista “Agorà”. Finisce così, a quattro anni e mezzo dalla sua elezione, l’esperienza di Tripodi alla guida dell’amministrazione comunale rosarnese.
Esponente del Pd, sotto scorta da quattro anni dopo la lettera di minacce ricevuta dal carcere di Opera dal boss ergastolano Rocco Pesce, Tripodi guidava una giunta che si reggeva già da tempo su equilibri numerici precari. Dopo che nel novembre del 2012 era venuto meno l’appoggio dell’Udc, infatti, l’anno successivo si erano sfilate dalla maggioranza anche due consigliere del Pd. Per queste ragioni il voto di Varrà era diventato determinante per la tenuta della compagine maggioritaria in consiglio comunale ma, a quanto pare, i dissapori tra la consigliera e il sindaco si erano già concretizzati negli ultimi tempi. In particolare, spiega la stessa Tripodi, si stava valutando un rimpasto in giunta ed era stato anche offerto un assessorato proprio alla consigliera che si è dimessa oggi. I motivi delle dimissioni, dunque, secondo l’ormai ex sindaco non sarebbero politici. «Forse – afferma – ha inciso la segnalazione che l’ufficio tecnico comunale e la polizia municipale hanno effettuato due giorni fa a carico del marito della consigliera Varrà per una difformità edilizia. Non mi pare che ci siano motivazioni politiche dietro le sue dimissioni». Tripodi sembra anche un po’ sollevata perché, dice, le ripercussioni dell’attività politico-amministrativa sulla sua vita privata erano pesanti, ma di contro è «molto dispiaciuta per la città». E definisce «inquietante» il fatto che l’amministrazione sia caduta a un anno dalle elezioni e proprio nel momento in cui c’erano da gestire molti fondi comunitari destinati a opere pubbliche in via di esecuzione.
Ora, dopo le dimissioni, scatta la sospensione del consiglio comunale e la nomina di un commissario da parte del prefetto di Reggio Calabria. Quindi arriverà il decreto di scioglimento del Capo dello Stato, con la gestione commissariale che si protrarrà fino alle elezioni della primavera dell’anno prossimo.

 

Sergio Pelaia

s.pelaia@corrierecal.it

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