Nulla può essere lasciato al caso quando si parla di turismo. Le bellezze naturali, i paesaggi mozzafiato, le spiagge dorate, il mare che al tramonto si copre di magici colori sono doni che la natura ha fatto alla Calabria; ma hanno bisogno di essere curati, di avere un po’ di attenzione per essere sottratti ai danni dell’incuria e dell’insipienza e rappresentare un buon biglietto da visita per questa regione. Dopo si può pensare al resto, a tutto ciò che serve per far conoscere luoghi, tradizioni, cucina, cultura, artigianato, storia. La cura di ciò che si ha, abbinata ad un’offerta intelligente, diventa il viatico per fare ricchezza anche in Calabria e determinare benessere sociale. Tutto ciò, in termini non romantizzati, si chiama cultura del turismo. Una condizione spesso sconosciuta in Calabria, dove il più delle volte si pensa che siano sufficienti le idee e per il resto ci si affida alla fortuna.
Il turismo non si improvvisa perché non è semplicemente ciò che erroneamente dalle nostre parti si confonde con l’accoglienza, le buone maniere, il sorriso. Certo, sono importanti anche quei formalismi, quelle smancerie di cui i calabresi, come tutti i popoli meridionali, sono portatori naturali. Altra cosa è voler fare business, investire capitali per trarre utili. Per fare ciò è indispensabile che sia sempre presente in chi decide di investire in questo settore la relazione esistente tra turista e fornitore di servizi, perché è tale binomio che determina le fortune di una impresa turistica. In Europa questo modo di intendere il turismo si chiama “turismo sostenibile” e rispetta l’ambiente e il paesaggio. Stanno chiedendo di aderirvi comuni e regioni che hanno capito l’importanza di custodire per salvaguardare quanto di bello la natura ha donato all’uomo.
Nel rapporto tra turista e fornitore di servizi un ruolo importante riguarda anche il marketing, cioè il sistema attraverso il quale è possibile soddisfare sempre più esaurientemente le richieste dei clienti, fino a creare “prodotti” che si avvicinano alle loro esigenze che sembra abbiano preso le distanze dal binomio albergo-spiaggia, per viaggi sempre più organizzati che prevedono pacchetti onnicomprensivi di escursioni, degustazioni, artigianato.
Le attrattive della Calabria sono varie e molteplici e tante ancora da scoprire. Le sue peculiarità sono di particolare bellezza, in certi casi anche uniche; esse formano un tutt’uno tra mare e monti talmente sono vicini e raggiungibili in poco tempo. E’ un territorio tutto da sfruttare, ricco di piatti tipici dal profumo e dal gusto mediterraneo, ma anche di grande interesse archeologico pere la presenza dei tanti siti che custodiscono reperti di assoluto pregio. Non sfruttarle lasciandole fuori dall’offerta turistica sarebbe imperdonabile. Oggi il turista vuole anche conoscere la storia del luogo che si appresta a visitare, le sue bellezze naturali, la sua cultura, le sue peculiarità. Non tenerne conto equivale a produrre volontariamente al sistema e al territorio un danno che può non essere considerato interessante e quindi da evitare. Ecco perché è importante che le amministrazioni locali partecipino attivamente alla valorizzazione dei progetti confezionandoli in sintonia con gli operatori turistici e pretendendo un rigore assoluto.
Bisogna cominciare con l’evitare il turismo fai da te e tra le cose che richiedono particolare attenzione sono tutte quelle iniziative che nascono con l’approssimarsi della stagione estiva e si esauriscono nei volgere di pochi giorni: dai locali di intrattenimento nei centri abitati nei quali si diffonde musica fino a tarda ora, ai lidi sulle spiagge costruiti alla meno peggio che danno il senso della provvisorietà e anche della sciatteria. Un antidoto può essere rappresentato dal piano spiaggia di cui i comuni costieri avrebbero dovuto dotarsi già da tempo e, quindi, anche dal pretendere il rispetto di quelle norme fino alla revoca della concessione.
La Calabria, di suo, offre quanto di meglio si possa desiderare. Sono i calabresi, probabilmente, che debbono valorizzare quelle risorse. Guido Piovene, scrittore e giornalista, dopo un suo viaggio nell’estremo lembo dello Stivale coniò questa bellissima frase: “La Calabria sembra essere stata creata da un Dio capriccioso che, dopo aver creato diversi mondi, si è divertito a mescolarli insieme”. Si faccia in modo che questa peculiarità diventi il motivo portante dell’offerta turistica della Calabria. Fare di tutto per dimostrare che su quell’Eden disegnato da Piovene non è vero che si sia abbattuta l’incuria dell’uomo. Bisogna fare in modo che una regione che vanta circa 800 chilometri di coste abbia porti e approdi a sufficienza dove ormeggiare in sicurezza le barche per attrarre anche quella parte di turismo oggi costretta a virare verso altri lidi.
La Calabria deve compiere un salto di qualità per imporsi all’attenzione dell’Europa. Il segnale da lanciare sia quello di una vera e propria rivoluzione del sistema turismo, diventando vera concorrente per tutte le altre località che riescono a trarne vantaggi economici dal turismo. Si cominci con l’essere competitivi sui prezzi tenendo conto, oggi più che mai, che la crisi economica ha colpito non solo il nostro Paese, ma anche gli altri stati europei. Se si riesce ad accreditare nel mondo l’idea che la Calabria è una regione di pregio anche economicamente da preferire per trascorrere una vacanza tranquilla e ricca di interessi i risultati non potranno che essere lusinghieri.
*giornalista
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