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Il Pd al fianco di Tripodi: «Contro di lei un agguato»

LAMEZIA TERME «Un agguato». Usano una parola pesante i big del Pd calabrese per definire la scelta di 11 consiglieri comunali di mettere fine anticipatamente all’esperienza di Elisabetta Tripodi al…

Pubblicato il: 30/05/2015 – 11:47
Il Pd al fianco di Tripodi: «Contro di lei un agguato»

LAMEZIA TERME «Un agguato». Usano una parola pesante i big del Pd calabrese per definire la scelta di 11 consiglieri comunali di mettere fine anticipatamente all’esperienza di Elisabetta Tripodi alla guida dell’amministrazione comunale di Rosarno. All’indomani della “caduta” della giunta Tripodi, i vertici dem si sono riuniti nella sede lametina del partito per assicurare che l’ormai ex sindaco «non sarà lasciata sola». Ernesto Magorno, parlamentare e segretario regionale, lo ripete più volte davanti ai cronisti: «L’azione di governo improntata al cambiamento e alla legalità portata avanti a Rosarno da Tripodi ha sempre avuto e continuerà ad avere il nostro pieno sostegno». È per questo, annuncia Magorno, che nelle prossime settimane il Pd organizzerà un’iniziativa pubblica nella città della Piana cui parteciperà anche Lorenzo Guerini, vicesegretario e braccio destro del premier Renzi. Ed è per questo che il Pd continuerà a sostenere il percorso intrapreso da Tripodi e dalla sua squadra che, con la sfiducia di ieri, «non si è affatto interrotto». Per Tripodi, sotto scorta da quattro anni dopo la lettera di minacce inviatale dal boss ergastolano Rocco Pesce, sono stati «anni difficili». È lei stessa a spiegare che, nonostante il Pd fosse diventato il primo partito in una realtà non facile come quella rosarnese, la sua è stata un’esperienza amministrativa complicata, in cui non sono mancate «amarezze e tradimenti», affrontata fin dal 2012 in una situazione «di emergenza», sempre sul filo di numeri risicati. Dietro la decisione dei consiglieri dimissionari – tra cui una, Domenica Varrà, di maggioranza – «non ci sono motivi politici: semplicemente qualcuno ha voluto interrompere un cammino di legalità proprio nel momento in cui ci sono da gestire 30 milioni di euro di appalti per opere pubbliche». Il timore dell’ex sindaco, dunque, è che «l’emergenza democratica» che ha fatto salire il caso Platì agli onori delle cronache possa verificarsi anche nella Piana, ma Tripodi aggiunge che nonostante l’amarezza non si sente sconfitta, e che il suo impegno, «anche se non da sindaco», continuerà – magari, chissà, nella giunta regionale “allargata” che ha in mente Mario Oliverio.
In questo senso, l’appoggio del Pd «non mancherà», perché l’esperienza di Rosarno «è servita a dare un elemento di speranza – afferma il parlamentare Demetrio Battaglia – ed è solo sospesa, ma continuerà». Sulla stessa linea il segretario provinciale del Pd reggino, Sebi Romeo, che dei dem è anche capogruppo in consiglio regionale: «Siamo di fronte a un atto lesivo della democrazia i cui promotori si sono assunti una responsabilità gravissima, ma non permetteremo che Rosarno torni indietro». E se da una parte il responsabile dell’organizzazione del partito, Giovanni Puccio, parla di «lacerazione del tessuto democratico della Calabria», dall’altra
il consigliere regionale Nicola Irto vede «responsabilità precise» da parte di «esecutori e mandanti» dell’attacco a Tripodi e alla sua squadra. Quando si parla di una città come Rosarno, d’altronde, parole come quelle usate dagli esponenti del Pd assumono un significato ben preciso, e se si chiede maggiore chiarezza soprattutto nell’indicazione dei «mandanti» a rispondere sono ancora Magorno – secondo cui i responsabili si anniderebbero in «quei settori della società che, pur non essendo identificati come ‘ndrangheta, sono comunque dalla parte dell’antistato» – e Romeo, per il quale «sarebbe interessante sentire la versione dei consiglieri dimissionari, che dovranno pur rispondere della loro scelta». E c’è anche, infine, lo spunto per legare le vicende rosarnesi a quelle nazionali: a fornirlo è sempre Magorno, che non ha problemi ad affermare che, seppur si tratti di situazioni non collegabili, «l’agguato a Tripodi è come l’agguato teso a De Luca (con le dichiarazioni sugli “impresentabili” rilasciate dalla presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi, ndr)».

 

Sergio Pelaia
s.pelaia@corrierecal.it

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