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Gli "impresentabili" e le cosche che si sono fatte politica

Gli “impresentabili” alle elezioni regionali, designati nella lista della Commissione parlamentare antimafia, sono tutti politici meridionali. Punto. Il dato rappresenta uno schiaffo per il meridio…

Pubblicato il: 31/05/2015 – 11:54
Gli "impresentabili" e le cosche che si sono fatte politica

Gli “impresentabili” alle elezioni regionali, designati nella lista della Commissione parlamentare antimafia, sono tutti politici meridionali. Punto. Il dato rappresenta uno schiaffo per il meridione e un monito pesante per il partito democratico. «Scricchiolii. – scrive Goffredo Buccini sul Corriere della Sera di oggi – Che possono però precedere una grossa frana». Le scosse partono dal Sud e non andrebbero trascurate. Dei sedici candidati presenti nella lista dell’Antimafia, quattro sono pugliesi e 12 campani, «le altre cinque regioni che oggi chiamano al voto i loro cittadini non mostrano in apparenza analoghe criticità». Ma non perché siano immacolate, spiega Buccini, poiché se la Commissione avesse preso in esame anche altri reati come il peculato o l’abuso d’ufficio «la platea dei sommersi sarebbe stata ben più ampia» e avrebbe superato i confini meridionali. Ma l’Antimafia si concentra, scrive Buccini, su “reati spia” di altra natura: estorsioni, concussioni, associazioni mafiose, uso di soldi di illecita provenienza. «Insomma – prosegue l’articolo – su quel terreno di coltura in cui prospera l’incontro tra malapolitica e malavita organizzata».

E se da questo punto di vista il quadro non è confortante né per Campania né per Puglia «temiamo non lo sarebbe neppure per la Sicilia o la Calabria non incluse in questa tornata elettorale e solo per questo esonerate dall’analisi impietosa della Commissione». Gli esempi non mancano, «casi spinosi», messaggi d’allarme per il Pd.

Buccini richiama due casi esemplari: «A Enna, dove si vota alle Comunali, il Pd ha dovuto ammainare il simbolo (diventato Ed, Enna Democratica) e chinare il capo davanti a Mirello Crisafulli, «impresentabile» ante litteram (per il Senato nel 2013), assurto a signore delle primarie per sindaco con il 73 per cento. In Calabria, dove s’è votato a novembre (per sostituire Peppe Scopelliti, Ncd, abbattuto dalla Severino), Renzi e Delrio hanno dovuto accettare che il neopresidente Pd Oliverio piazzasse come assessore alle Infrastrutture un ragazzo certo degnissimo ma i cui santini elettorali erano stati purtroppo trovati in un covo della cosca Tegano». Scricchiolii, in un Sud in cui la lista dell’Antimafia certifica «qualcosa di forse un po’ più grave dei dissapori tra Renzi e la Ditta: il degrado delle classi dirigenti del Sud e l’ormai endemica alterazione del loro meccanismo di selezione». Perché la ‘ndrangheta si sarà anche infiltrata in Lombardia, ma nel meridione «le cosche hanno smesso di infiltrare la politica e si sono fatte politica». «Il rimedio – conclude il giornalista – potrebbe consistere nel mettere davvero Sud e lotta alle mafie in cima all’agenda politica. Se non è troppo tardi».

 

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