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Brattirò, strage di cani con esche avvelenate

VIBO VALENTIA Continua a interessare il Vibonese il triste fenomeno delle esche tossiche. Dopo le polpette avvelenate in città e a Tropea, a farne le spese questa volta sono cani a gatti di Brattir…

Pubblicato il: 01/06/2015 – 13:59
Brattirò, strage di cani con esche avvelenate

VIBO VALENTIA Continua a interessare il Vibonese il triste fenomeno delle esche tossiche. Dopo le polpette avvelenate in città e a Tropea, a farne le spese questa volta sono cani a gatti di Brattirò, ma pericolo corrono anche i bambini, spesso abituati a raccogliere oggetti da terra e a portarli alla bocca. I”randagi”, che prima abitavano pacificamente in paese, sono stati uccisi in centro e nelle zone di campagna, ma anche alcuni cani rinchiuse in aree recintate hanno mostrato segni di intossicazione.
A lanciare l’allarme sulla pratica disumana è la sezione di Vibo Valentia della Lav, che tra l’altro ha inviato una lettera al sindaco del Comune di Drapia Antonio Vita (di cui Brattirò è frazione), per sollecitare in merito interventi urgenti. «Abbiamo appreso con orrore – scrive la sezione vibonese della Lav – della morte per avvelenamento di alcuni cani randagi a Brattirò, nel suo Comune. È l’ennesimo caso di nella nostra zona, ed è inaccettabile che tutto passi nel silenzio generale. Ci sono stati anche segnalati dei casi – continua l’associazione – di cani dentro aree recintate, che hanno mostrato segni di intossicazione. Si tratta – proseguono – di azioni riprovevoli di crudeltà gratuita verso gli animali, e chiediamo quindi al suo Comune di intervenire per indagare, nonché per controllare e bonificare la zona interessata, avvisando del pericolo con dei cartelli, come previsto dalla normativa in vigore. La preghiamo pertanto di intervenire – concludono – anche attraverso campagne informative e di sensibilizzazione, per prevenire altri rischi per gli animali e anche per i cittadini, soprattutto per i bambini, per quanto è in suo potere e dovere».
«Non conosciamo i motivi del gesto, ma – è quanto afferma il referente Roberto Mazzitelli – la cattiveria umana sembra non avere confini. Per lo più, quello degli avvelenamenti è un fenomeno strettamente connesso al randagismo, che certo non si risolve uccidendo i poveri cani abbandonati, due volte vittime della barbarie umana. Ma in questo caso – sottolinea ancora Mazzitelli – sono colpiti anche cani in aree recintate».
L’utilizzo si sostanze dannose, fanno sapere dall’associazione, è regolato dall’ordinanza del ministero della Salute del 14 gennaio 2014, che proroga l’ordinanza del 10 febbraio 2012 recante norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati. Diffondere veleni è inoltre vietato dalle leggi sulla caccia e sanitarie, senza contare che l’uccisione di un animale, così come il maltrattamento, costituiscono reato ai sensi dell’articolo 544-bis del codice penale. 

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