I tre comuni che cingono il porto di Gioia sono San Ferdinando, Rosarno e, ovviamente, Gioia Tauro. Dallo sviluppo del porto e dell’area industriale dipende il futuro dell’intera Calabria. I tre comuni sono, a oggi, commissariati. L’ex sindaco di San Ferdinando, Domenico Madafferi, è finito in manette per brutte vicende di affari e mafia (ovviamente tutto deve essere provato dalle indagini e dal relativo processo); l’ex sindaco di Gioia Tauro, Renato Bellofiore, è stato sfiduciato dalla sua stessa maggioranza e oggi, nel voto per il rinnovo del consiglio comunale, non è arrivato neanche al ballottaggio indice di un giudizio impietoso da parte dei cittadini; l’ex sindaco di Rosarno, Elisabetta Tripodi, è stata mandata a casa dopo le dimissioni di undici consiglieri comunali e dopo una forte incrinatura dei rapporti all’interno della sua stessa maggioranza con le dimissioni, oltre un anno fa, di due donne consigliere del Pd.
Tre sindaci e tre amministrazioni che potevano, e anzi dovevano, dare un contributo diverso e importante per lo sviluppo della Piana e della Calabria. Spesso, però, abbiamo finito per polemizzare anche pesantemente su fatti che riguardano proprio lo sviluppo e la democrazia. Sulla vicenda delle armi chimiche, che per noi era anche l’occasione per indicare al mondo Gioia e la Calabria come una terra di pace e di democrazia e che partecipavano alla prima operazione della storia di smaltimento di armi di distruzione di massa, i tre sindaci si misero a cavalcare un inesistente malcontento popolare e una ridicola paura che, unita alla prima sconcertante posizione dell’ex Presidente della Regione Scopelliti, ne evidenziava uno scadente livello istituzionale. O ancora tutti e tre i sindaci hanno espresso, sempre inizialmente al contrario della Cgil, una ritrosia sulla possibilità di avere un rigassificatore nel porto, anche qui con ancestrali paure, nel mentre altri sindaci nel Nord o anche al Sud tentavano e tentano di spostare i finanziamenti dalla nostra terra. Di più, con accenti e sfumature diverse, hanno pure espresso posizioni sui migranti, sui loro diritti umani e civili.
Noi, per fortuna, abbiamo avuto sempre una posizione intransigente e chiara che ci ha portato anche ad avere idee profondamente diverse, come è accaduto per esempio in occasione dell’iniziativa sindacale del 13 febbraio scorso a Rosarno con il ministro Martina. Poi noi siamo andati ancora più avanti facendoci promotori di una legge regionale contro il caporalato che pare stia per approdare in consiglio regionale per l’approvazione. Insomma, crediamo che le amministrazioni comunali si giudicano dai fatti e dal ruolo svolto per gli interessi generali delle comunità che amministrano. Ecco, da questo punto di vista il giudizio che abbiamo espresso nel passato lo riconfermiamo per intero anche alla luce della vicenda di Rosarno. Nel merito, invece, non ci esprimiamo. Sono dinamiche che appartengono a quel Comune, alle forze politiche e sarà compito degli undici consiglieri dire non solo ai rosarnesi ma a tutti i calabresi i motivi della loro iniziativa. Resta, però, per noi un giudizio negativo su quelle tre amministrazioni per l’insufficiente ruolo avuto nel contribuire a dare una prospettiva industriale e agricola al territorio.
*Segreteria regionale e segreteria Piana di Gioia Tauro
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