LAMEZIA TERME Dopo l’addio al ministero agli Affari regionali, Maria Carmela Lanzetta proprio non ce la fa a stare lontana dalle logiche di palazzo. Sicuramente, da quelle più strettamente connesse alla comunicazione. Oggi farmacista a tutti gli effetti, torna a “manifestarsi” con esternazioni fiume in cui ripercorre quanto fatto quando era ancora titolare del dicastero.
C’è poi la risposta – tardiva – a una questione che Lanzetta sembra non aver proprio digerito: quella di essere articolata come una ministra “invisibile”. A esserlo, afferma, era forse il ministero, ma non lei. «Molti media – è quanto scrive in un’ampia nota – si sono cimentati a fare “colore” più che a interessarsi dell’attività di un ministero che, già di per se, non è molto “visibile”, ma si occupa di Affari regionali molto importanti. La mia nota – afferma – serve dunque a confutare la solita e stucchevole storia di una ministra accusata di essere “invisibile”, e di aver “fatto poco” durante gli undici mesi di ministero».
E qui l’ex ministro parte con una sequela di date, citazioni e rimembranze. Quasi uno sfogo amaro, che sembra delegittimare a distanza di mesi la decisione di Renzi di metterla fuori dal governo. «Ho dedicato tutta me stessa – chiosa la farmacista di Monasterace – in primis all’attuazione della legge Del Rio, che, come si è potuto constatare, non è di facile soluzione. Nello stesso tempo ho aperto le porte del ministero per trattare le questioni delle Autonomie locali più problematiche, le isole minori e i Comuni di montagna. A fine anno 2014 la legge di stabilità prevedeva tagli a Regioni, Province e Comuni, quindi l’impegno è stato quello di trovare le soluzioni per attenuare le conseguenze relative alla riduzione dei trasferimenti e all’applicazione dell’Imu agricola, mentre ogni settimana giravo la Calabria in lungo e in largo per raccogliere le istanze degli amministratori calabresi da portare a Roma per trovare le possibili soluzioni».
«Al Ministero prima di me c’erano stati Loiero e Fitto, politici e parlamentari a tutto campo; poi Delrio che ha fatto la legge di cui si parlava da anni. Criticare dopo – continua l’ex ministro – è sempre facile. Io ho avuto l’onore e l’onere di gestire l’applicazione di questa legge e posso dire che da qui a qualche anno sarà concluso l’iter, a cominciare dalle le linee guida in materia di personale. Abbiamo inoltre approvato i fondi per la tutela delle minoranze linguistiche, per le isole minori e per i Comuni di montagna».
«Con i dirigenti e i tecnici del Ministero, abbiamo scritto la proposta di legge per la regolazione delle concessioni del demanio che è nelle mani del Presidente del Consiglio. In provincia di Reggio Calabria ho favorito l’unione dei comuni della valle del Torbido, dove c’è il comune di Marina di Gioiosa che veniva fuori da un commissariamento antimafia molto grave. Ho lavorato con i tecnici del ministero a formare l’unione dei comuni come attuazione della legge Del Rio, perché non è solo un risparmio di risorse ma è importante anche per limitare fenomeni di corruzione e infiltrazione mafiosa».
«Le Regioni, dopo 40 anni dalla loro nascita – afferma poi Lanzetta interrompendo il “diario” della sua attività istituzionale – vanno ripensate dal punto di vista del loro ruolo. Lo Stato deve riappropriarsi di molte politiche, perché devono essere presentate con intenti unitari e in modo da ottimizzare molti dei loro servizi. Ed è per questo che, pochi giorni prima delle mie dimissioni, ho costituito la “commissione Lanzetta guidata dalla professoressa Lida Viganoni, affinché venga valutata la possibilità di un nuovo profilo per le Regioni italiane. La commissione aveva due mesi di tempo per formulare una base tecnica di discussione che consenta alle varie scuole di pensiero di confrontarsi su una piattaforma comune. Il lavoro di questa commissione era necessaria per realizzare la legge Lanzetta sulle Regioni, ma – afferma l’ex ministro con parole che sembrano di rammarico – non ne ho avuto il tempo».
«Di tutto questo ho parlato in molte trasmissioni televisive del mattino e in molti giornali, ma è bastato l’attacco dell’Espresso per “scatenare l’inferno da parte di quanti volevano eliminare la Lanzetta. Così è, anche se non vi pare», chiosa la farmacista richiamando Pirandello. «Conclusioni: per quel che mi risulta e, soprattutto per gli attestati di stima che ho ricevuto durante il ministero e dopo, da parte di moltissimi sindaci e parlamentari, il giudizio è stato positivo. Certo nessuno è perfetto e i nemici, per vari motivi, sono sempre dietro l’angolo o sulla riva del fiume in attesa del tuo cadavere. E, guarda caso, da quando mi sono dimessa, sembra che l’attività del ministero non interessi più nessuno, se non – ha concluso – per chi occuperà la poltrona».
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