COSENZA Marano Marchesato sarebbe stata una base operativa della cosca degli Zingari. Lo mettono nero su bianco gli inquirenti nel decreto di fermo dell’operazione “Doomsday” che ha riguardato esponenti del clan cosentino, alcuni dei quali attinti oggi pure dal decreto di perquisizione emesso dalla Dda di Catanzaro nei confronti anche del sindaco Eduardo Vivacqua, del vicesindaco Giuseppe Belmonte e di un assessore, Domenico Carbone del Comune di Marano Marchesato. Secondo l’accusa, gli amministratori, durante le elezioni del 2013, avrebbero ottenuto la promessa di voti da parte di presunti esponenti del clan del Cosentino. I rapporti tra alcuni degli indagati emerge dall’inchiesta delle scorse settimane che fotografa il contesto in cui la ‘ndrina avrebbe operato. E dalla quale non sarebbe stato immune il piccolo centro dell’hinterland bruzio. Nel corso delle indagini i carabinieri hanno raccolto una serie di elementi circa le attività della cosca nell’indirizzare, con metodo mafioso, le elezioni amministrative del maggio 2013, e successivamente nell’avere tentato di estorcere agli amministratori eletti, mediante minacce e violenze, posti di lavoro in favore di cinque persone. Tra queste ci sarebbe stata anche Sharon Intrieri, la figlia di Antonio Intrieri, imprenditore ritenuto contiguo alla cosca, e moglie di Domenico Mignolo, ritenuto vicino al clan Rango-Zingari e indagato per l’omicidio di Antonio Taranto, il giovane ucciso a via Popilia. Sia Antonio Intrieri che Mignolo sono in carcere.
«Antonio Intrieri – è scritto nel provvedimento “Doomsday” – a seguito dell’estinzione della cosca Bruni, si è “avvicinato” all’allora nascente gruppo criminale degli Zingari. Spesso sono stati notati nel ristorante “Il Corallo”, nella disponibilità di Intrieri, diversi elementi di spicco della cosca, tra cui Maurizio Rango, Gennaro Presta, Adolfo Foggetti». Ecco come lo racconta il collaboratore di giustizia Roberto Violetta Calabrese: «Contestualmente però Tonino Intrieri si è avvicinato anche al nascente gruppo degli zingari sorto a seguito della decimazione della cosca Bruni. In tal senso sono un testimone diretto anche tenuto conto che io ho frequentato in più occasioni il ristorante di Marano Marchesato, gestito da Tonino Intrieri, che era divenuta una sorta di base operativa della cosca degli zingari. Posso affermare ciò perché in più occasioni ho notato all’interno del ristorante personaggi di rilievo di tale sodalizio e in particolare Maurizio Rango, Gennaro Presta, Adolfo Foggetti e altri…».
«L’avvicinamento alla cosca Zingari era stata determinata anche da alcuni dissidi sorti tra Intrieri e altri rappresentanti di locali consorterie, tra cui Francesco Patitucci (del gruppo Lanzino); tale circostanza era stata appresa dal pentito perché direttamente riferitagli da Antonio Intrieri («Dopodiché, sempre per diretta apprensione da parte di Tonino Intrieri, ho saputo da quest’ultimo che, per contrasti sorti con Francesco Patitucci in ordine ad alcune transazioni economiche, si era avvicinato alla cosca degli zingari …omissis…Contestualmente quindi mi diceva che si era avvicinato agli zingari con specifico riferimento alla persona di Maurizio Rango. Ciò avveniva, nel corso di un incontro tra me e Intrieri avvenuto nei pressi di piazza Europa, se non ricordo male nel 2009 nel periodo estivo, perché ricordo che avevamo indumenti in maniche corte»).
Intrieri Antonio, suocero di Domenico Mignolo, secondo l’accusa detiene anche l’incarico di referente della cosca nella zona di Marano Marchesato per ciò che riguarda il traffico di sostanze stupefacenti. Ecco che cosa riferiscono i pentiti agli inquirenti: «…A fronte di un primo periodo in cui Intrieri si riforniva e rivendeva autonomamente la cocaina, successivamente egli si servì in via esclusiva da noi. A fronte di questo primo momento, successivamente Antonio Intrieri divenne proprio uno di noi e quindi facente parte del gruppo di ‘ndrangheta… Pertanto sia Mignolo che Intrieri erano diventati i nostri referenti nel traffico di cocaina nella zona di Marano Marchesato…».
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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