CATANZARO «Vorrei sapere chi è che ha il coraggio di spendere i soldi per realizzare un nuovo ospedale da 450 posti letto a Catanzaro. Per metterci che cosa in questi 450 posti letto?». Firmato Massimo Scura. Destinatari del messaggio, la Regione e tutti i politici calabresi che negli ultimi anni si sono spesi per far nascere un nuovo presidio ospedaliero nella città dei Tre Colli. La dichiarazione del commissario ad acta per il Piano di rientro sanitario calabrese arriva nel bel mezzo della sua visita all’azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio, un sopralluogo voluto dallo stesso Scura e dal suo vice Urbani a cui ha partecipato anche il vicepresidente della giunta regionale Enzo Ciconte, in sostituzione di Mario Oliverio impegnato a Roma con il ministro Delrio per risolvere la questione del viadotto “Italia” e con il commissario dell’azienda ospedaliera Domenico Pingitore a fare da guida tra i corridoi.
Le parole di Scura – poi mitigate nei toni ma non nella sostanza durante la conferenza stampa al termine della visita al nosocomio – vanno dunque a scontrarsi con l’orientamento della Regione che, in forza di una delibera del 2013 firmata Scopelliti con cui si attesta la mancanza dei requisiti strutturali di sicurezza dell’attuale sede del “Pugliese-Ciaccio”, preme perché anche Catanzaro abbia un nuovo ospedale. Ma il concetto espresso dal commissario è abbastanza chiaro: no ai 450 posti letto ex novo, ma prima di dire come si risolverà la questione nuovo ospedale, sarà necessario portare a termine l’aggregazione tra l’Azienda ospedaliera e l’omologa azienda universitaria “Mater Domini”, passando dalle attuale 86 unità operative alle più snelle 60-65, con un risparmio sui costi di gestione significativo, che si rivelerebbe utile per coprire i costi di nuove assunzioni di personale: «La condizione necessaria per la nostra regione è cambiare. La condizione necessaria e sufficiente è cambiare in meglio – ha detto Scura -. Sta all’abilità delle dirigenze del “Pugliese-Ciaccio” e della “Mater Domini” trovare la strada migliore per farlo. Progettata l’integrazione, al contempo si progetta cosa fare al “Pugliese-Ciaccio” perché tutto diventi un’azienda ospedaliera di prim’ordine per la quale io immagino il nome di Azienda Ospedaliera Universitaria della Calabria».
I conti, a questo punto, sono fatti: attualmente, la rete ospedaliera catanzarese conta 400 posti letto per il “Pugliese”, poco meno di 90 per il “Ciaccio” a cui vanno a sommarsi i 220 della “Mater Domini” per un totale di 710. Allo stato, secondo quanto dichiarato da Scura, ci sarebbero circa 200 posti letto da attivare presso l’azienda universitaria, pertanto nella nuova integrazione, fatti i salvi i 90 posti del “Ciaccio”, si renderebbe necessaria la creazione di un ospedale da 150 posti letto tenendo conto anche della riorganizzazione delle unità operative totali. Un numero, però, esiguo perché renderebbe antieconomico la costruzione dell’ospedale stesso, un elemento su cui Scura e Ciconte questa volta concordano. In più, stando alle parole del vicepresidente, ci sarebbero relazioni dei tecnici della Regione che impedirebbero l’edificazione di una nuova struttura (un padiglione aggiuntivo?) nei pressi del Policlinico universitario, così come invece paventato da Scura.
Insomma, capire quale sarà il destino della rete ospedaliera catanzarese è più complicato di un terno al lotto. Forse da domani, quando inizierà a lavorare la commissione paritetica per l’integrazione composta da sei membri della Regione (tra cui Scura) e altrettanti delegati dell’Università (tra cui il rettore), le nubi cominceranno a diradarsi.
Quanto al sopralluogo di Scura, tante le note positive riscontrate dal commissario nel nosocomio catanzarese con alcune ombre: «Ho visto reparti di primissimo ordine come il comparto materno-infantile, il blocco operatorio, l’Utic e la terapia intensiva che sono davvero di eccellenza, mentre sebbene il Pronto Soccorso sia dal punto di vista funzionale di buon livello, l’area destinata all’attesa è davvero carente».
Dubbi invece sono stati sollevati sulla convenzione tra “Pugliese-Ciaccio” e l’ospedale “Bambin Gesù” di Roma. Nel suo incontro con il commissario, il primario dell’unità operativa di Chirurgia pediatrica, ha infatti sottolineato come “Al commissario ho detto che gli stessi interventi che fa il “Bambin Gesù”, li facciamo noi. Sono le stesse procedure e le stesse patologie trattate qui».
Non sono mancate poi le contestazioni come quella di Pasquale Scarmozzino, segretario calabrese dell’Aned, associazione nazionale emodializzati, che ha atteso sulle scale interne del “Pugliese” l’arrivo di Scura per sottoporgli le difficoltà logistiche e funzionali cui devono far fronte i malati nefrologici. Per finire, Scura ha visitato anche l’ospedale “Ciaccio”, in cui ci si occupa prevalentemente di oncologia e oncoematologia: qui il commissario ha incontrato anche i medici e i dirigenti medici del presidio e con loro si è confrontato sull’esigenza dell’integrazione. Franco e diretto il dibattito che ha lasciato le porte aperte alla discussione. In attesa però di sentire, se mai ci sarà occasione, cosa ne pensa l’altra “metà del cielo”, vale a dire l’Università “Magna Graecia”.
Alessandro Tarantino
a.tarantino@corrierecal.it
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