STRASBURGO Avrà tempo fino al quattro giugno, pena l’apertura di una grave procedura di infrazione da parte dell’Unione europea, il governo di Matteo Renzi, trascinato di fronte alla Corte europea dei diritti dell’uomo dal “re dei videopoker” Gioacchino Campolo, condannato in via definitiva per estorsione aggravata dalle modalità mafiose. Ma per il massimo tribunale d’Europa potrebbe anche essere una vittima di violazione dei diritti umani e per dimostrare che tale non è il governo ha tempo fino al 4 giugno. In realtà, il termine era stato fissato per il 4 maggio scorso, ma l’implorante lettera del delegato del governo, Vincenzo Spadafora, ha indotto Strasburgo a concedere un mese di proroga. Non di più. Dopo si aprirà la procedura di infrazione A sollevare il caso di fronte alla Corte europea dei diritti dell’uomo era stata la moglie di Campolo, Renata Danila Gatto, assistita dall’avvocato Giovanni De Stefano, poco dopo la sua scarcerazione nell’inchiesta che è costata al marito una condanna – ormai divenuta definitiva – a sedici anni di reclusione per estorsione. Tornata a piede libero, la donna ha più volte fatto richiesta di colloquio con il coniuge, ma le è sempre stata negata «sussistendo ragioni investigative».
Una decisione contro cui, stando al codice, non è possibile fare ricorso. Se un condannato può rivolgersi a un giudice della sorveglianza, un soggetto in attesa di giudizio e sottoposto a carcerazione preventiva non ha uno strumento interno di ricorso, né un magistrato cui rivolgersi. Risultato, per oltre un anno e mezzo, il settantenne Campolo – oggi ai domiciliari per motivi di salute – non ha potuto avere alcun contatto con la coniuge. Da qui la decisione della donna di rivolgersi alla Corte di Strasburgo, che qualche giorno fa ha dichiarato ammissibile il ricorso, invitando il governo italiano non solo sulla possibilità di una composizione amichevole della controversia, con tanto di indennizzo, ma anche su una serie di questioni molto precise e che rischiano di far scivolare Roma su un vuoto normativo. Per prima cosa infatti, la Corte chiede alle autorità italiane se la Gatto avrebbe potuto protestare contro i ripetuti divieti di colloquio con il coniuge di fronte a un giudice o altra autorità preposta, quindi se il no all’incontro con Campolo sia stato vagliato anche alla luce dell’articolo della Convenzione dei diritti dell’uomo che prevede il rispetto della vita privata e familiare, o se la deroga a tale norma fondamentale sia fra quelle previste dalla legge. Infine, da Strasburgo pretendono di sapere se in Italia esista uno strumento di ricorso efficace. Domande spinose per l’Italia che avrà meno di tre mesi per rispondere, manifestando eventualmente la determinazione a colmare il vuoto normativo messo in evidenza dal ricorso di Campolo. In caso contrario, per Roma si apre la strada della procedura di infrazione e probabilmente di un costoso risarcimento destinato a quel re dei videopoker, cui l’immenso patrimonio è stato con gran fatica confiscato perché frutto di guadagni illeciti.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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