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La storia del capo che voleva comandare da solo

CATANZARO Domenico Bevilacqua, a tutti noto come “Toro seduto”, ucciso stamani a Catanzaro, era uno dei capi indiscussi della comunità rom del capoluogo calabrese, i cui componenti, giunti dall’est…

Pubblicato il: 04/06/2015 – 10:28
La storia del capo che voleva comandare da solo

CATANZARO Domenico Bevilacqua, a tutti noto come “Toro seduto”, ucciso stamani a Catanzaro, era uno dei capi indiscussi della comunità rom del capoluogo calabrese, i cui componenti, giunti dall’est Europa, diventati stanziali negli anni, gestiscono in città diverse attività illecite, dallo spaccio di droga fino alle estorsioni. Un primato riconosciuto anche dalla ‘ndrangheta che, negli anni, ha lasciato ai rom la gestione dei quartieri a sud della città, diventati nel tempo dei veri e propri fortini, per anni impenetrabili persino dalle forze dell’ordine.
Ed è qui che “Toro seduto”, 54 anni, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco. Un agguato compiuto in pieno giorno, mentre la vittima stava compiendo una delle sue solite passeggiate in una zona dove si sentiva sicura. Negli anni sono state molte le inchieste che hanno segnato il nome di Bevilacqua. A partire dal 2005, quando il 4 aprile era riuscito a sfuggire a un agguato compiuto davanti a un bar di Catanzaro Lido. Pochi anni dopo, l’inchiesta “Ghibli” contro le cosche del Crotonese ha evidenziato che l’agguato era stato deciso come “punizione” per i tentativi del boss di rendersi autonomo rispetto alla cosca catanzarese, storicamente sottoposta al clan degli Arena.

Il nome di Bevilacqua compare poi nei fascicoli delle operazioni “Domino” ed “Effetto Domino” e in diverse inchieste contro la criminalità catanzarese. Secondo le varie indagini della Dda, infatti, allo stesso Bevilacqua e a Cosimo Abbruzzese, altro capo della comunità rom, era stata demandata la gestione degli affari criminosi nelle zone di Corvo, Germaneto e Catanzaro Lido, con il precipuo compito di ordinare gli accoliti di etnia rom e di disciplinare e organizzare le loro attivita’ delinquenziali. Un accordo che sarebbe stato sancito con la cosca dei Gaglianesi.
In seguito all’operazione “Domino”, Bevilacqua era stato condannato in primo grado – il 25 novembre del 2009 – a sei anni e mezzo di reclusione. La pena era stata poi scontata a cinque anni in appello, il 3 giugno del 2010. “Toro seduto” è stata l’unica delle persone coinvolte nelle due indagini “Domino” ed “Effetto domino” ad andare al processo dibattimentale.

Per quanto riguarda Bevilacqua, alla fine è stato ritenuto colpevole di estorsione, ma nei suoi confronti è caduta l’aggravante del metodo mafioso. Nel 2012 l’uomo era tornato in libertà anche grazie alle istanze presentate rispetto alle sue condizioni di salute precarie.

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