CATANZARO Il sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro, Paolo Petrolo, ha chiesto il rinvio a giudizio di 49 persone, accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, fraudolento danneggiamento dei beni assicurati e mutilazione fraudolenta della propria persona, truffa aggravata, falso, frode fiscale, intestazione fittizia di beni. L’indagine, denominata “Violentemente investito”, ruota intorno a una presunta organizzazione criminale dedita alle truffe alle compagnie assicurative sfociata, nel maggio scorso, nell’operazione.
L’operazione risale al 13 maggio scorso quando, dopo tre anni di indagini – svolte soprattutto con intercettazioni ambientali e telematiche e con risvolti di natura fiscale -, i militari del Comando provinciale della Guardia di finanza del capoluogo calabrese diedero esecuzione a un’ordinanza cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari, Gabriella Reijllo, su richiesta del sostituto procuratore Paolo Petrolo, titolare dell’inchiesta, che disponeva la custodia in carcere per 6 indagati, gli arresti domiciliari per 11, e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per 4. Altre 156 persone risultarono denunciate – per lo più coloro che avrebbero ottenuto gli indennizzi sulla base dei falsi incidenti versando una parte delle somme ricevute agli organizzatori della truffa -, mentre furono sequestrati beni per un valore di due milioni di euro, ed emesse multe per reati fiscali per 700.000 euro. Di oltre cinque milioni di euro, invece, sarebbe stato il valore delle truffe realizzate dalla presunta organizzazione criminale – in un arco di tempo compreso tra il 2009 ed il 2012 – attraverso il sistema dei falsi incidenti, ai danni, oltre che delle agenzie di assicurazione, anche del Fondo di garanzia delle vittime della strada.
A mettere gli inquirenti sulle tracce dell’organizzazione criminale fu un collaboratore di giustizia catanzarese, coinvolto nell’operazione Pony express, che spiegò il “sistema” messo in piedi per realizzare le truffe, essendone stato partecipe dal 2002 al 2008. Le lunghe e complesse indagini, poi, hanno consentito agli investigatori delle Fiamme gialle di stabilire che tra il 2010 e il 2012 il gruppo avrebbe messo in scena almeno ventotto falsi incidenti stradali. Le modalità sarebbero state quasi sempre le stesse, così come i partecipanti – fra cui i “figuranti di professione” adoperati per rendere credibili i falsi sinistri, un nutrito gruppo di persone che a “rotazione” comparivano o come guidatori, o come terzi trasportati oppure come testimoni; il medico che avrebbe compilato i «falsi certificati volti ad avvalorare la veridicità del sinistro»; o il carrozziere che avrebbe fornito fatture false o gonfiate -, i veicoli coinvolti e anche i luoghi. Le finte vittime venivano sempre indicate come «violentemente investite» – da cui il nome dell’operazione – in modo da poter ottenere il massimo del risarcimento.
x
x