CATANZARO Il nuovo Piano dei rifiuti dovrebbe essere presentato a fine mese e si baserà sulla realizzazione di alcuni impianti per l’utilizzazione della frazione organica dell’immondizia e sulla raccolta differenziata. Queste le intenzioni del governatore Mario Oliverio che ieri è andato a Salerno per visitare l’impianto che serve una città di circa 136.000 abitanti e molti comuni limitrofi. Un modello da seguire per il presidente della giunta che punta a costruire da subito tre impianti sulla falsa riga di quello campano. Le tre strutture, come ha annunciato Oliverio, dovranno sorgere entro il 2017 a Sibari, Catanzaro e Reggio Calabria e dovrebbero trasformare in energia elettrica la parte organica dei rifiuti. Un tentativo di mettere mano a un quadro decisamente complesso in cui versa il settore che si basa in gran parte sull’invio in discarica dei rifiuti, senza alcun trattamento preventivo. Una modalità che sta costando alla nostra regione continui richiami da parte dell’Europa e una sanzione che costa decine di milioni di euro l’anno per la mancata bonifica dei siti e l’utilizzo massiccio delle discariche.
IL QUADRO CALABRESE
Il sistema della gestione dei rifiuti calabrese fa acqua da molte parti e si poggia su un Piano nato già con tanti paradossi – tra tutti due termovalorizzatori (di cui uno mai realizzato) che avrebbero dovuto trattare materiale, il Cdr, proveniente da un’impiantistica inesistente – a cui si sono aggiunti negli anni diversi compromessi. Come lo spostamento continuo dei luoghi dove realizzare questo o quell’impianto. Tutto questo senza mai mettere in piedi un vero meccanismo di raccolta differenziata spinta, cioè porta a porta, ma soprattutto creare le basi per rendere effettive in regione le filiere produttive di recupero dei rifiuti riciclati: chiave di soluzione adottata da molti Paesi.
Così mettere mano in questo settore diviene ora un’impresa certamente non facile. Certo la strada della realizzazione di nuovi impianti finalizzati, non a rimettere in circolo quanto differenziato e poi recuperato, ma a produrre solo energia elettrica è costellata da alcuni contraddizioni. Ad iniziare dalla circostanza che la Calabria è tra le regioni in Italia con la maggiore plusvalenza energetica senza riuscire per questo ad ottenere grandi vantaggi: da noi l’energia costa molto di più che nel resto del Paese. E poi questo sistema ha, tra l’altro, creato in alcune regioni la paradossale situazione di dover importare immondizia da altre realtà per rendere sostenibile l’investimento.
Le tre strutture che dovranno sorgere se seguiranno il modello salernitano, dove ieri il presidente della Regione è andato accompagnato dal dirigente del dipartimento Ambiente Domenico Pallaria e dall’assessore comunale della città campana, Gerardo Calabrese, una volta realizzate avranno questa sorte. Soprattutto qualora la raccolta differenziata dovesse raggiugere in Calabria percentuali molto alte visto che ridurrebbe negli anni sensibilmente il materiale da mandare negli impianti di nuova realizzazione. Sempre che la consapevolezza di chi spinge per questa soluzione è quella che la nostra regione non potrà (leggasi non vorrà) mai realmente puntare sulla raccolta differenziata spinta e sulla strategia dei rifiuti zero. Cioè quella voluta fortemente dall’Unione europea anche nelle sue ultime direttive. Si tratta di una strategia che se fosse seguita fino in fondo incentiverebbe la nascita in Calabria di nuova imprenditoria basata prima sul recupero dei rifiuti e poi sul riutilizzo in chiave produttiva. Una strada questa sì che lascerebbe sul territorio vera ricchezza.
Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it
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