CATANZARO Il sospetto decesso del pensionato locrese Giuseppe Delfino a seguito di un intervento chirurgico al cuore eseguito presso il Sant’Anna Hospital di Catanzaro approderà in Parlamento. Ad annunciarlo sono gli avvocati Aurelio Chizzoniti del foro di Reggio Calabria e Francesco La Salvia del foro di Catanzaro, che hanno assunto la difesa dei familiari del pensionato. In una nota i legali esprimono «apprezzamento e gratitudine per la tempestiva attenzione riservata alla vicenda, tutta da esplorare, dalla parlamentare grillina Dalila Nesci». Inoltre, gli stessi legali hanno comunicato di aver presentato presso la Procura della Repubblica di Catanzaro istanza di ricusazione del Ctu Pietrantonio Ricci poiché «la famiglia Delfino ha appreso che lo stesso, sia pure per precedenti impegni professionali, avrebbe preannunciato il proposito di procedere all’esame autoptico lo stesso giorno (5 giugno 2015) del conferimento dell’incarico, pur nella precaria assenza del medico legale di parte Aldo Barbaro, fuori Calabria per motivi professionali e, fra l’altro, mai avvisato pur essendo stato officiato sin dal primo atto d’impulso investigativo in ordine alla devoluta notitia criminis».
«Anche se il tutto – proseguono i legali – è poi rientrato nei limiti della previsione codicistica che tutela i diritti delle parti offese, aspiranti parti civili, i difensori rilevano che la famiglia Delfino eccepisce comunque una cornice fattuale che ha esposto le parti denuncianti a congrui rischi sul versante della tutela dei diritti delle parti offese: prima con la pretesa del primario del Sant’Anna dott. Daniele Maselli di procedere ad una autopsia “casareccia” a contenuto “cautelativo”; poi mediante la riferita pianificazione della stessa per giorno 5 giugno andante senza contraddittorio da parte del Ctu. In questo contesto – proseguono gli avvocati Chizzoniti e La Salvia – maturano le riserve della famiglia Delfino sulla potenziale imparzialità dei periti officiati il cui modus operandi (dott. Ricci) fiduciosamente demandano alla superiore valutazione della Giustizia adita al fine di verificare se lo stesso postuli o meno una causa inespressa di incompatibilità – rectius – di sostituzione obbligatoria. Evidenziando altresì che in un’ottica opaca affiora anche il ruolo di altri consulenti in passato periti della Procura contro il Sant’Anna ed oggi con gelida disinvoltura schierati da parte della predetta clinica».
I due legali puntualizzano inoltre che la famiglia Delfino invoca accertamenti «asettici ed imparziali» e «auspica che i periti officiati dalla Procura vengano invitati ad astenersi dal proseguire nell’incarico ove gli stessi non dovessero avvertire la sensibilità di astenersi consentendone, per l’effetto, la sostituzione». Chizzoniti e La Salvia, infine, «per ragioni di speditezza, economia ed efficacia delle indagini, invitano, altresì, il Procuratore capo ad attivare l’istituto di cui all’art. 371 c.p.p. (coordinamento delle indagini), ove fossero pendenti, come si sussurra, altri e diversi procedimenti similari connessi ad altri dubbi decessi avvenuti al Sant’Anna Hospital».
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