CASSANO ALLO JONIO L’obiettivo è quello di «impedire al governo di svendere la fascia ionica e trasformare il Mezzogiorno nella discarica di servizio di una schiatta di multinazionali». E per raggiungerlo il coordinamento No Triv “Magna Grecia” punta sull’alleanza tra società civile ed istituzioni locali.
«L’attacco della prima esplorazione – si legge in una nota degli attivisti – nel territorio di Cassano allo Jonio, a pochi metri dall’Area protetta della Foce del Crati e dall’antica Sibari, è feroce ed è quindi necessario respingerlo uniti e con forza. Per questa ragione – proseguono i No Triv – nelle giornate scorse abbiamo inviato tramite Posta elettronica certificata una diffida a tutti i comuni della fascia ionica affinché emettano a breve un’ordinanza che eserciti il diritto di precauzione su tutto il territorio di competenza comunale, fermando ogni squallida velleità da parte dei predoni del petrolio».
Si tratterebbe, per gli attivisti, di «un atto propedeutico all’esercizio del diritto di precauzione che le associazioni di difesa della salute e del territorio pretendono anche dalla Regione Calabria, sulla scorta di quanto fatto dalla Regione Emilia Romagna a seguito del terribile sisma che ne ha piegato città e sistema produttivo».
I “No Triv” infatti ricordano che «una apposita commissione di inchiesta non ha escluso il legame tra il terremoto dell’Emilia Romagna e l’attività estrattiva nella regione mentre studi scientifici negli Stati Uniti hanno ormai definito una stretta correlazione tra le trivellazioni ed i terremoti». E il rischio, secondo il coordinamento, concedendo aree di territorio all’attività di esplorazione o estrazione di petrolio in una zona già altamente sismica è «probabilmente molto più grave di quel che si crede». Per questo i No Triv chiedono che la Regione attui immediatamente i provvedimenti necessari per esercitare il diritto di precauzione. «Nel frattempo – concludono – l’attività del coordinamento continuerà senza tregua anche nel periodo estivo: nei prossimi giorni speriamo di incontrare molti sindaci interessati per tracciare una linea di intervento unitaria tra associazioni e istituzioni, ed è in programma anche una iniziativa per valorizzare l’area protetta della foce del Crati per dimostrare, ancora una volta, l’incompatibilità tra le vocazioni del territorio e l’estrazione petrolifera. La Sibaritide ha imparato dalla Val d’Agri che il petrolio significa solo promesse e povertà per il territorio, pertanto non ci lasceremo colonizzare».
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