CATANZARO Un capo dei rom freddato con due colpi in testa nel suo quartiere, un altro arrestato dopo una perquisizione e il boss dei “Gaglianesi” morto dopo una lunga malattia. Tutti gli equilibri criminali, nel Catanzarese, sono di nuovo in gioco. C’è da spartirsi una fetta, tra estorsioni e piazze di spaccio, che fa gola a tutti i gruppi criminali. E le pistole hanno già cominciato a cantare. Gli inquirenti, intanto, analizzano fotogramma per fotogramma i video delle telecamere di sorveglianza che hanno ripreso una parte dell’agguato a Domenico Bevilacqua, più noto come “Toro seduto”. E attendono i risultati dei rilievi della polizia scientifica sulla pistola calibro nove rinvenuta sul luogo dell’agguato. L’ipotesi è che si tratti dell’arma del delitto, abbandonata dopo la sparatoria, ma le analisi chiariranno se abbia già sparato e si spera possano fornire elementi utili per risalire ai killer.
LA PISTA “ESTERNA”
Intanto, tornano d’attualità alcune intercettazioni contenute nei brogliacci dell’operazione “Aemilia”. Il filone principale dell’inchiesta, che ha colpito il clan Grande Aracri e i suoi contatti con la politica e l’imprenditoria, non guardava certo a Sud. Ma nelle sue pieghe, i carabinieri potrebbero trovare tracce investigative che portano fino all’Aranceto, quartiere-feudo dei rom ai quali “Toro seduto” faceva da guida. Vecchie ruggini, per usare un eufemismo, erano probabilmente costate a Domenico Bevilacqua l’agguato nel quale aveva rischiato di perdere la vita nel 2005 (ne era uscito con il volto sfigurato). Dieci anni dopo, il capo dei rom è stato giustiziato a pochi passi da casa e gli inquirenti vogliono capire se ci sia un legame tra il delitto e le parole di Nicolino Grande Aracri, che, quando si riferisce alla situazione catanzarese, lascia intendere che è arrivato il momento di fare pulizia. La prima pista, dunque, porta fuori da Catanzaro.
LA PISTA “INTERNA”
La seconda, invece – per quanto si è potuto apprendere, viene seguita dai carabinieri – si rivolge invece all’interno del capoluogo. E mira a comprendere se l’assassinio di “Toro seduto” sia una parte dell’escalation criminale che ha segnato Catanzaro negli ultimi mesi oppure la sua più diretta conseguenza. L’ipotesi, con tutti i condizionali del caso, è che i gruppi criminali della zona siano stati infastiditi dalle eccessive turbolenze registrate di recente. Incendi, danneggiamenti, attentati a scopo estorsivo avrebbero reso meno tranquillo l’ambiente sia per i cittadini che per chi vorrebbe proseguire “indisturbato” nelle proprie attività criminali. L’attenzione suscitata da quell’allarme, e la conseguente attività di controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine, avrebbero creato, viceversa, più di qualche problema. Una delle possibilità sulle quali sono in corso approfondimenti è che qualcuno abbia dato proprio a Bevilacqua la colpa di tanta turbolenza (e della reazione dello Stato), decidendo di eliminarlo.
red. corcal.
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