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Depurazione "fantasma", chiuse le indagini sull'impianto di Verbicaro

VERBICARO Il sistema è sempre lo stesso: depurazione fantasma, fanghi svaniti nel nulla e liquami che finiscono nei torrenti e poi in mare. Provocando conseguentemente l’inquinamento del Tirreno co…

Pubblicato il: 11/06/2015 – 9:47
Depurazione "fantasma", chiuse le indagini sull'impianto di Verbicaro

VERBICARO Il sistema è sempre lo stesso: depurazione fantasma, fanghi svaniti nel nulla e liquami che finiscono nei torrenti e poi in mare. Provocando conseguentemente l’inquinamento del Tirreno cosentino. Senza che nessuno controllasse quanto stava avvenendo.

Questa volta è il depuratore di Verbicaro che è finito nel mirino degli inquirenti che hanno chiuso le indagini per il malfunzionamento dell’impianto in località Iardino. Indagati per la vicenda il responsabile tecnico del Comune, Luigi Lucia e l’amministratore dell’Acquaconsult trattamento acque di Pozzuli (società che ha gestito l’impianto della cittadina dal 2013 fino a febbraio del 2015), Raffaele Biondi. Il primo, secondo la Procura di Paola, si sarebbe così reso responsabile di omissioni di atti d’ufficio, mentre il dirigente dell’azienda avrebbe commesso il reato di frode nell’esecuzione del contratto e falsità nella tenuta dei registri. Entrambi, secondo gli inquirenti, avrebbero inoltre contravvenuto a una serie di norme a tutela dell’ambiente: in poche parole avrebbero causato l’inquinamento dei corsi d’acqua, dei terreni e del mare. Con l’aggravante che l’area interessata dall’inquinamento è di particolare pregio naturalistico.

 

LIQUAMI A MARE, MENTRE PER IL COMUNE TUTTO ERA REGOLARE
Secondo le indagini, coordinate dal procuratore capo di Paola Bruno Giordano, tra il 2013 e il 2015 decine di tonnellate di fanghi di depurazione all’anno non sarebbero stati affatto trattati. Mentre i liquami provenienti dall’impianto di Iardino – praticamente non affatto depurati – sarebbero finiti regolarmente nei torrenti San Cristofaro e Belardi nonché nel fiume Abatemarco e da qui poi nel mar Tirreno. Nel corso dell’inchiesta, svolta dai carabinieri e dalla polizia municipale della cittadina tirrenica cosentina, la società solo sulla carta avrebbe provveduto al servizio di manutenzione dell’impianto. In realtà avrebbe fatto bypassare una parte di reflui fognari in ingresso nel depuratore facendoli viceversa finire nei corsi d’acqua circostanti l’impianto. Inoltre da quanto calcolato dalle consulenze tecniche affidate dalla Procura di Paola, sarebbero svanite nel nulla circa 40 tonnellate all’anno di fanghi che sarebbero stati, secondo gli inquirenti, invece falsamente annotati nei registri. Addirittura quest’anno, stando a quanto verificato dagli inquirenti, non sarebbe stato smaltito legalmente alcun quantitativo di fanghi di depurazione.
Ad aggravare la vicenda la circostanza che il responsabile tecnico del Comune non solo non avrebbe denunciato le varie anomalie del servizio di depurazione ma addirittura, secondo quanto accertato dagli inquirenti, avrebbe attestato in una specifica relazione che l’impianto «funzionava regolarmente in tutte le sue fasi».

 

Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it

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