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"Squarcio", tutti assolti

COSENZA Il Tribunale di Cosenza ha assolto tutti gli imputati del processo Squarcio, il procedimento scaturito da un’operazione contro i clan del Cosentino scattata nel 2000. Gli imputati, secondo …

Pubblicato il: 11/06/2015 – 14:29
"Squarcio", tutti assolti

COSENZA Il Tribunale di Cosenza ha assolto tutti gli imputati del processo Squarcio, il procedimento scaturito da un’operazione contro i clan del Cosentino scattata nel 2000. Gli imputati, secondo l’accusa, avrebbero gestito il racket delle estorsioni, imponendo il pizzo alle società titolari degli appalti per l’ammodernamento della A3. Il collegio, presieduto dal giudice Enrico Di Dedda, ha assolto alcuni perché il fatto non costituisce reato, per altri ha deciso la prescrizione e il ne bis in idem per alcuni capi di imputazione.

Il pm della Dda di Catanzaro, Pierpaolo Bruni, aveva chiesto 14 anni di carcere per Walter Gianluca Marsico; 8 anni per Luigi Gagliardi e Luisiano Castiglia per associazione mafiosa e per associazione finalizzata al narcotraffico. Per il reato di associazione finalizzata al narcotraffico la pubblica accusa aveva chiesto 24 anni di carcere per Ettore Lanzino; 7 anni per Vincenzo Dedato e 4 anni per Francesco Amodio e Angelo Colosso. Per Dedato, Amodio e Colosso le richieste di condanna comprendono le attenuanti previste per i collaboratori di giustizia. Per alcuni capi di imputazione il pm ha chiesto il ne bis in idem (il non doversi procedere per la seconda volta per lo stesso reato) per Dedato e per Domenico Cicero (compreso il reato di associazione mafiosa). Per Amodio aveva chiesto, invece, la prescrizione sempre per alcuni capi di imputazione.

I reati contestati vanno dall’associazione a delinquere finalizzata alle estorsioni fino al traffico di sostanze stupefacenti e al tentato omicidio. Secondo l’impianto accusatorio, il pizzo che gli imprenditori dovevano pagare si aggirava intorno al 2-3 per cento del valore dell’appalto, cifre enormi viste l’entità dei lavori che da anni si svolgono sull’autostrada. E a fare da tramite fra le famiglie della ‘ndrangheta e le vittime del racket ci sarebbero stati anche imprenditori collusi.

Nel collegio difensivo ci sono, tra gli altri, gli avvocati Nicola Rendace, Gianluca Garritano, Marcello Manna, Filippo Cinnante, Cesare Badolato, Vincenzo Guglielmo Belvedere, Angelo Pugliese, Raffaele Rigoli, Francesco Chiaia e La Valle.

 

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