REGGIO CALABRIA Stremati da un lungo viaggio, i visi stravolti dalla fatica e gli occhi sbarrati di chi ancora non crede di avercela fatta, e in mente solo il desiderio di toccare quella terra che durante il viaggio mai è sembrata così lontana, così difficile da raggiungere. Si presentano così i 193 profughi , fra cui 30 donne e 15 minori, tra cui 9 non accompagnati, arrivati venerdì pomeriggio a Reggio Calabria sulla nave Driade della Marina Militare, che in mattinata ha dato notizia dell’accompagnamento dal suo profilo twitter. Arrivano dalla Costa d’Avorio, dal Senegal, dalla Nigeria, portano addosso i segni di un viaggio lungo, difficile e di un’estenuante attesa dopo che la nave è arrivata in porto. I controlli di polizia sono durati a lungo, ma sembra abbiano dato frutto.
Gli uomini della Mobile, anche grazie alle testimonianze dei migranti, sono riusciti a identificare almeno tre presunti scafisti, fermati e accompagnati in Questura per accertamenti. Per primi scendono dalla nave, guardati a vista da agenti e funzionari che non li perdono d’occhio un secondo, neanche durante i controlli. Solo dopo che i tre vengono caricati sulle volanti, lo sbarco dei migranti salvati ieri dal Mediterraneo può iniziare. Scendono la passerella con passo incerto, i vestiti ridotti a cenci, scalzi. I bambini, così stanchi da non riuscire neanche a tenere gli occhi aperti, sbarcano stretti al petto dai genitori o accompagnati fino alla passerella dal personale medico della nave, protetto da una surreale tuta bianca.
A terra, va in scena l’ormai ordinaria routine degli sbarchi. Controlli sanitari attenti a identificare sintomi di scabbia o altre malattie tipiche di chi ha viaggiato in condizioni igienico-sanitarie precarie, smistamento di quanti necessitano trattamenti o particolari terapie, ospedalizzazione se necessaria. Nel frattempo la protezione civile e i volontari che ormai da tempo sono la vera e propria colonna vertebrale della macchina dell’accoglienza in città, si adoperano per fornire – per quanto possibile – assistenza e conforto. Scarpe o ciabatte per chi è rimasto scalzo, un succo di frutta o dell’acqua per reintegrare liquidi e sali, una merenda semplice, biscotti o un pezzo di ciambelline. Operazioni fatte in fretta, con la competenza acquisita sbarco dopo sbarco, perché per molti il viaggio non è finito. Stando al piano predisposto dalla prefettura, solo 20 di loro rimarranno in Calabria, mentre gli altri saranno accolti in Liguria, Puglia e nelle province di Trento e Bolzano. Lì, finalmente, potranno riposare.
a. c.
x
x