CATANZARO È stato assolto Girolamo Costanzo, detto “compare Gino”, presunto boss della cosca Catanzarese dei Gaglianesi nella sentenza d’appello del processo “Revenge” che illumina uno spaccato della presenza criminale nel capoluogo e i legami delle cosche locali con i clan del Crotonese. Costanzo sta scontando una condanna all’ergastolo per l’omicidio di Pietro Cosimo. Secondo le risultanze investigative che hanno dato inizio a Revenge “compare Gino” dalla sua cella avrebbe continuato a impartire ordini al suo clan attraverso uomini di fiducia.
La sentenza d’Appello, inoltre, condanna Lorenzo Iriitano a sette anni di reclusione; Giovanni Passalaqua a 5 anni e 20 giorni; Fabio Bevilacqua a 3 anni e 4 mesi; Pietro Procopio a 3 anni di reclusione e Maurizio Sabato a 2 anni e 10 mesi. I giudici hanno dichiarato di non doversi procedere nei confronti di Stella Mazzei, per intervenuta prescrizione. I reati sono considerati estinti per la morte degli imputati Daniele Marchio, Anselmo di Bona e Domenico Bevilacqua, alias “Toro seduto”, ucciso in un agguato il 4 giugno scorso.
L’operazione Revenge, del 2006, coordinata dalla Dda e dalla Squadra Mobile di Catanzaro, ricostruiva il modus operandi della cosca dei Gaglianesi e la partecipazione alla compagine criminale del clan dei rom, oltre alla «piena operatività e la concreta pericolosità di un sodalizio mafioso radicato da tempo sul territorio di Catanzaro e i cui organi di vertice agiscono in costante collegamento e sotto le direttive e la vigilanza del clan dominante a Isola Capo Rizzuto e facente capo alla potente famiglia Arena».
I reati ipotizzati all’inizio del processo erano di associazione a delinquere di stampo mafioso, usura, estorsioni, traffico di droga e armi, furto, danneggiamento, ricettazione e minacce.
Alessia Truzzolillo
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