Con i ballottaggi si sono concluse le operazioni di voto amministrativo. Prescindendo dalle appartenenze, sono emersi nomi buoni. Ottimi professionisti e galantuomini sono preposti per cinque anni a capo dei comuni calabresi. Si spera nella scelta degli assessori, fatta all’insegna della meritocrazia, tanto necessaria per risolvere i grandi e piccoli problemi, soprattutto finanziari, che assediano le amministrazioni comunali, molte delle quali in piano di riequilibrio decennale ovvero in dissesto.
La domanda che i cittadini si pongono, con qualche preoccupazione: ce la faranno i nostri eroi a risanare le casse municipali, a garantire le funzioni fondamentali a performance accettabili, ad assicurare i diritti sociali di loro competenza e incentivare la crescita del Pil locale? E ancora. Saranno bravi a sollecitare il governatorato Oliverio ad un più puntuale assolvimento innovativo dei compiti istituzionali della Regione? Non solo. Avranno la capacità di inseguire il commissario alla sanità perché in Calabria ci sia una sanità finalmente goduta dai cittadini, sì da decrementare l’emigrazione della salute spesso frequentata senza ragione?
Questi sono gli interrogativi ai quali i primi cittadini dovranno dare, nel breve, le risposte. Proprio perché convinto che ci riusciranno, è mio piacere sollecitare le collettività nostrane a stare più vicine ai neosindaci, perché non facciano ciò che fanno i soliti, attratti da inutili protagonismi di facciata a discapito dei disservizi che rendono. Un auspicio che è utile rivolgere anche al presidente Mario Oliverio, perché tolga dal suo “zaino” la concretezza tipica del “figlio della montagna” che fa le cose aspettando che siano gli altri ad accorgersene.
Insomma, la lezione che viene dalle trascorse elezioni amministrative è decifrabilissima. I cittadini mandano a dire ai decisori comunali di badare alle cose concrete.
Tra queste:
– la cura dei bilanci contrapposti alla necessità di alleviare il prelievo della fiscalità locale, comprensibile solo se non altrimenti possibile, ma giustificabile a fronte di servizi e prestazioni di qualità;
– di impiegare la passione del combattente nell’assicurare l’assistenza sociale ai bisognosi, a quei nonni e a quei single abbandonati a loro stessi, spesso destinati a raccogliere dall’immondizia ciò che una Pubblica amministrazione solidaristica nega loro;
– di non cedere alle lusinghe della politica superiore, operando nella coscienza che i migliori sindaci saranno quelli non rieletti, perché non avvezzi a fare ciò che i clientes vogliono bensì ciò che serve al vivere collettivo;
– di non essere subalterni alle politiche regionali ma di rivendicare quanto più utile all’investimento pubblico, realisticamente produttivo, e alla generazione di occasioni di lavoro per i tanti giovani, altrimenti pronti ad andare via;
– di pretendere dalla attività commissariale esercitata da Scura la ricostituzione di una sanità piena zeppa di soddisfazione e non già priva dei pochi riferimenti che si avevano e che una logica sbagliata ha cancellato piuttosto che rendere più efficienti.
In buona sostanza, ai neosindaci – perché lo dicano anche ai vecchi perché lo ripetano insistentemente ai soliti (per usare una metodologia comunicativa cara al direttore di questo giornale Paolo Pollichieni) – un augurio e una sollecitazione.
I prossimi anni saranno più difficili di quelli di ieri, ci si augura pertanto che sappiano rendersi interpreti del bisogno sociale e capaci di soddisfarlo, anche esercitando un pregevole discrimine che vada a gravare, in termini di tributi e tariffe, sulle maggiori ricchezze esistenti nella loro società locale e sollevando dai costi chi non può attraverso esoneri e agevolazioni.
La sollecitazione riguarda la necessità di curare la comunicazione infra-mandato. Dal suo corretto esercizio si avrà modo di dividere costruttivamente chi pretende il benessere diffuso da chi cerca di acchiappare più vantaggi possibili, spesso a titolo di corrispettivo per i servizi elettorali resi. Un modo per restituire ai diritti la cittadinanza onoraria nei loro Comuni.
*Docente Unical
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