COSENZA Oliverio ha proposte per loro. E loro, gli imprenditori del settore dei rifiuti, hanno precise richieste per lui. In mezzo ci sono i sindaci che, ieri, hanno partecipato all’incontro nella sede di “Calabra Maceri”, a Rende. Per riepilogare lo stato dell’arte nel settore che è diventato sinonimo di emergenza e provare a programmare il futuro. O, almeno, a tratteggiarlo.
LE RICHIESTE DEGLI IMPRENDITORI
Le slide proiettate riassumono bene i discorsi in campo per il prossimo futuro. Il primo, tanto per cambiare, ha a che fare con la “prosecuzione dell’emergenza” che la Regione ha sancito per decreto (la prima volta nel dicembre 2014, la seconda a maggio). Le ditte proprietarie di impianti chiedono che questi siano «inseriti nella pianificazione del sistema impiantistico regionale, andando al superamento dell’attuale limitazione al prossimo 30 settembre» (anche se l’ordinanza scade il 14 novembre, ndr). La questione è abbastanza chiara: difficile, se non impossibile, pensare alla realizzazione di nuove strutture a breve termine, dunque i privati spingono per essere inseriti in maniera permanente nel nuovo Piano rifiuti, che il dipartimento Ambiente dovrà realizzare nelle prossime settimane.
Gli impianti pubblici, appunto. Le imprese chiedono di «avviare immediatamente le gare di appalto per il riammodernamento e la gestione, prevedendo una gestione di almeno sette anni per il recupero della parte di investimento privato che potrebbe essere necessaria. I fondi pubblici che sono già destinati a questa cosa possono costituire un fattore di contenimento della tariffa di questione degli stessi impianti». Sette anni almeno di gestione, dunque, per consentire alle ditte di recuperare il capitale investito.
Altra richiesta: liberalizzare «la realizzazione di impianti privati di recupero, anche della frazione organica, per i volumi necessari al completamento delle necessità regionali in previsione di uno sviluppo della raccolta differenziata fino al 70% dell’intera massa dei rifiuti prodotti». Mani libere, quindi, per aiutare la regione a spingere più in là l’asticella della raccolta differenziata, cosa che aiuterebbe, secondo gli imprenditori che hanno incontrato Oliverio, «lo sviluppo dell’industria del recupero, un abbassamento delle tariffe con il conseguente risparmio di risorse pubbliche». Ecco le questioni sul tavolo dopo il faccia a faccia nella sede di Calabra Maceri.
LE SIMULAZIONI SULLA RACCOLTA
Ancora le slide aiutano a illustrare la situazione, non facile, in cui si trova la Calabria. I dati del 2014 fissano la differenziata al 14,7%. Delle 830mila tonnellate di rifiuti prodotti, la frazione residua non riciclabile ammonta a 700mila tonnellate. Un’enormità, che grava sull’ambiente e riempie le discariche. In provincia di Cosenza va un po’ meglio: il riciclo è al 25%, ma 675 tonnellate al giorno rappresentano la frazione non riciclabile (240mila all’anno). È l’«eredità pesantissima» della quale Oliverio ha parlato nel corso dell’incontro, il punto di partenza deficitario dal quale operare il rilancio: «Perché bisogna cogliere le potenzialità del settore, creando una filiera virtuosa che possa portare alla crescita del Pil e a nuove opportunità di lavoro». Certo, prima si dovrà «spingere al massimo la raccolta differenziata, coinvolgendo gli amministratori locali». La Regione chiuderà presto «un accordo con il Conai. E vogliamo puntare tutto sul riciclo nelle città capoluogo e nei centri sopra i 15mila abitanti, che rappresentano il 65-70% della popolazione calabrese». Le prime direttive di un Piano rifiuti ancora da scrivere.
I DATI (INCORAGGIANTI) NEL COSENTINO
Si parte da un disastro, ma non tutto è disastroso. Qualche dato positivo c’è, soprattutto nel Cosentino. I dati mostrati da Calabra Maceri mostrano percentuali di differenziata invidiabili nei piccoli Comuni. Casole Bruzio (91%), Trenta (89%) e San Benedetto Ullano (87%) si posizionano sul podio. Seguono Pedace (82%), Lappano (80%), Carolei, Dipignano e Castrolibero, tutti al 78%, Marano Marchesato (77%), Pietrafitta (76%). Al 75% arrivano Marano Principato, San Vincenzo La Costa, Cerisano e San Fili. I centri più grossi sono nelle retrovie, ma non sfigurano, almeno rispetto alla media calabrese. A Montalto la raccolta differenziata arriva al 70%, a Cosenza al 60%, mentre Rende si ferma al 54.
Pablo Petrasso
redazione@corrierecal.it
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