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Il monito di Gherardo Colombo ai giovani

REGGIO CALABRIA Chi non ha rispetto dell’altro e delle regole, non ha e non può avere rispetto di se stesso. L’importanza dei principi che regolano il vivere in comunità è al centro dell’ultimo vol…

Pubblicato il: 17/06/2015 – 18:59
Il monito di Gherardo Colombo ai giovani

REGGIO CALABRIA Chi non ha rispetto dell’altro e delle regole, non ha e non può avere rispetto di se stesso. L’importanza dei principi che regolano il vivere in comunità è al centro dell’ultimo volume dell’ex magistrato Gherardo Colombo “Lettera a un figlio su Mani pulite” presentato in occasione dell’incontro reggino organizzato dall’associazione “Quello che non ho”, Anpi e Magistratura democratica. «Tramite questo volume – ha affermato Francesco Alì dell’associazione “Quello che non ho” – Colombo ha voluto descrivere un pezzo di storia ai ragazzi che non hanno vissuto quegli anni. E interroga loro, e noi, sugli strumenti per combattere la corruzione. Le norme, le leggi sono strumenti secondari per sconfiggere determinate dinamiche e fangose compenetrazioni, bisogna rafforzare altri settori della società come la cultura e l’istruzione per poter cambiare le coscienza ed incidere sull’agire umano».

Il pubblico presente al Malavenda Cafè di Reggio Calabria ha potuto notare la potenza ma nello stesso tempo la malinconia delle parole dell’autore del volume che ha inteso tramandare un pezzo d’Italia ai giovani affinché capissero che «per poter vivere il presente in modo consapevole, e costruire al meglio il futuro – ha affermato – è necessario conoscere il nostro passato». Otto anni fa Colombo si è dimesso proprio per parlare ai giovani. «Volevo parlare con loro della loro relazione con le regole – ha affermato Gherardo Colombo – un dialogo costruttivo che in questo caso parte da un periodo, “Mani pulite”, che credo sia essenziale conoscere. I ragazzi devono capire che è lo stato delle cose dipende da noi, dipende dal nostro modo di conoscere e praticare la Costituzione». L’importanza di ciascuno di noi come singolo e come collettivo, l’essenzialità dell’inclusione. «Sono concetti questi – ha continuato l’ex magistrato – che i giovani comprendono appieno. Io vedo circa 50mila ragazzi l’anno e noto che sono disponibili al coinvolgimento, essenziale però che ci siano adulti capaci di dare loro spazio e che diano le giuste comunicazioni. I ragazzi di oggi non devono essere considerati spettatori devono essere interpreti e protagonisti di questa società. Con il volume ho cercato di colmare un ‘vuoto accademico’, una parte di storia nel nostro Paese che i libri di Storia non trattano. Una sintesi degli episodi che sono accaduti in quei lunghi tredici anni e che hanno fatto emergere un sistema corruttivo incisivamente radicato nel territorio italiano. Si deve estirpare questo substrato partendo dalla persone, se formiamo onesti cittadini avremo una società sana e consapevole».

Filippo Aragona, segretario di Magistratura Democratica ha posto l’accento che il libro invita a riflettere non solo i ragazzi, a cui il testo è dedicato, ma tutti noi. «Il fenomeno della corruzione – ha affermato – incide fortemente nelle nostre vite, e in Italia in particolare. La corruzione dilaga all’interno delle società moderne a tal punto che si parla di “cancro della democrazia”. Incide sull’economia, sulla distribuzione delle ricchezze sui rapporti stessi delle collettività. La corruzione attiva la mercificazione dei valori facendo prevalere la prepotenza sull’equità e la giustezza. La corruzione esprime un disvalore di fondo a prescindere dal crimine. Se comprendiamo questo capiamo che risulta fondamentale l’educazione civica”. Il testo è un invito ad una crescita culturale, non è importante la pena ma è vitale lavorare sulle coscienza. «La convivenza si basa sul rispetto delle regole – ha dichiarato il partigiano Aldo Chiantella – tra gli individui e tra le collettività. Abbiamo lottato tanto per la Costituzione, per metterla in pratica dobbiamo conoscerla». «La “vera scuola” – ha sottolineato Sandro Vitale dell’Anpi – non la buona scuola che questo governo vuole proporre, è la casa dove nasce il cittadino. Se l’istituzione scolastica non rispetta la sua natura di formare le persone, la società ne pagherà le conseguenze. Ridare la missione originare della scuola di plasmare le coscienze è la soluzione alla corruzione dilagante. Per rispettare le regole bisogna conoscerle, e lo si può fare attraverso l’educazione civica che deve ritrovare all’interno delle aule la sua autorevolezza. Solo perseguendo questa via la funzione dello Stato può contribuire in quel complesso armonico che è la società sana».

Antonella Chirico

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