Egregio signor presidente del Consiglio, il 20 giugno si celebra la “Giornata mondiale del rifugiato” indetta dall’Onu per commemorare l’approvazione della convenzione sui profughi del 1951; sarà l’occasione per discutere, senza clamore mediatico, delle tante esperienze positive che negli anni sono sorte in Italia, e sarà un momento per parlare delle politiche dell’accoglienza nel nostro paese. Signor presidente, l’appello che le faccio da amministratore che, da anni, prima come sindaco e adesso da assessore all’accoglienza di un piccolo Comune calabrese, dove i cittadini coabitano da anni con i rifugiati, è quello di non assecondare gli istinti xenofobi e razzisti di quella parte politica che, sponsorizzata dai mass-media nazionali, sta incutendo fobie e paure per un tornaconto solo ed esclusivamente propagandistico e di share televisivo. Ha visto signor presidente le scene di questi giorni post-elettorali in cui la gente comune assiste con grande forza d’animo i ragazzi delle scogliere di Ventimiglia? Oppure i cittadini di Roma e Milano che assistono e portano vestiario e viveri ai profughi siriani ed eritrei assiepati nelle stazioni ferroviarie? Ha visto che esiste un’Italia fino al giorno prima delle elezioni ignorata dalla tv? In tanti hanno il potere di ingigantire fenomeni che possono essere gestiti senza questi grandi allarmismi, ma in Italia tutto diventa lotta intestina.
Non faccia, signor presidente, il regalo di consegnare il Paese al “signore delle felpe made in China”, che sprizza solo odio nei confronti di questi disperati. Faccia la sua battaglia in Europa per costruire un continente di diritti, in cui ci siano regole per il diritto d’asilo, che passano attraverso la distribuzione delle quote, e sancisca una convenzione nella quale sia scritto che “nessun profugo può essere abbandonato in alto mare”, rivendicando la più grande azione umanitaria che è stata messa in campo degli ultimi decenni che è l’operazione “Mare nostrum”. Questa sarà il discrimine tra gli egoismi di alcuni, che in questi giorni stanno costruendo i gruppi nel Parlamento europeo basati sulle paure del diverso, e quelle che secondo il Pontefice Francesco dovrebbero essere le nuove politiche al cui centro c’è l’umanesimo e gli uomini, senza distinzione di razza, sesso e religione. La prego signor presidente, non retroceda, e pensi che c’è un Italia che crede in valori universali che non trovano spazio nei talk show, dove si privilegia la politica urlata a quella dei diritti universali. Dal vangelo di Matteo:… e disse Gesù prima di morire in terra straniera: “25:35 Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste”. Continui signor presidente ad accogliere come scrive il Matteo Evangelista, e non come afferma il Matteo “Barbaro Padano”.
*già sindaco e assessore all’Accoglienza di Acquaformosa
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