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Porti, a perdere è solo Gioia Tauro

C’è mancato davvero poco perché si andasse, di nuovo, allo sciopero dei lavoratori del porto di Gioia Tauro. L’allarme tra i portuali era causato dalla continua emorragia di volumi, scesi a 30mila …

Pubblicato il: 18/06/2015 – 11:52

C’è mancato davvero poco perché si andasse, di nuovo, allo sciopero dei lavoratori del porto di Gioia Tauro. L’allarme tra i portuali era causato dalla continua emorragia di volumi, scesi a 30mila pezzi movimentati alla settimana, a fronte degli impegni assunti dalla Medcenter container terminal, quando è stato rifirmato l’accordo sulla cassa integrazione, di giungere ad almeno 45mila pezzi. Invece, nulla. Un trend al ribasso che influisce sull’umore (e non solo) di quanti lavorano alla struttura portuale. Ed il bello è che a perdere è solo lo scalo calabrese, quando La Spezia e Tangeri hanno registrato crescite di grande livello. La preoccupazione dei portuali è dovuta al fatto che gli esuberi(ben 500 o quasi) più l’indotto potrebbero crescere ancora di più. I portuali hanno ritenuto che non ci sia chiarezza sul futuro del porto, che ogni tre o quattro mesi si verifica una condizione che incute paura. C’è chi ha parlato di un diverso trattamento di Gioia Tauro da parte di Contship Italia che,oltre alla scalo di Gioia Tauro-San Ferdinando, gestisce anche quelli di Cagliari,di La Spezia, Salerno e Ravenna, ma anche lo scalo di Tangeri. Insomma una preoccupazione da batticuore per chi vive solo dello stipendio o del salario portuale. Le cose non andranno per nulla bene se quest’ansia si è impadronita dei lavoratori. Da qui la decisione di pensare ad uno sciopero che potesse indurre Battistello e c. a passare alla fase degli investimenti, peraltro promessi. Ed ecco che il presidente della giunta regionale, Mario Oliverio, non ha potuto fare altro che recarsi a discutere con il socio di minoranza della MCT, Gianluigi Aponte e cliente di rilievo dello scalo calabrese. Da Aponte, Oliverio ha avuto la promessa di investimenti nel settore della manutenzione e della riparazione dei container. Presenti gli agenti marittimi che operano tra Gioia Tauro e San Ferdinando, Mario Oliverio ha, tra l’altro, ricordato all’uomo delle crociere e non solo, l’impegno della Regione per l’abbattimento delle tasse di ancoraggio. Dopo l’incontro di Ginevra, i portuali hanno sospeso lo sciopero, accontentandosi della promesse di Aponte, con la condizione che le azioni di lotta saranno riprese, se alle parole non seguiranno i fatti concreti. Sembra – è il caso di ripeterlo –, sembra che Simonetti e Bagalà, dirigenti della Contship e della Medcenter, abbiano comunicato che i volumi di traffico aumenteranno e che – udite, udite – nei prossimi tre anni saranno spesi 45 milioni euro per l’ammodernamento del terminal e l’acquisto di nuovi mezzi, in sostituzione di quelli che sono ormai obsoleti. Le promesse hanno fatto brillare gli occhi al sindacato dei lavoratori, anche se nel contempo si vorrebbe che finisse al più presto il percorso degli esuberi e la diminuzione della cassa integrazione. Certo, come sempre accade, il sindacato non è completamente soddisfatto, sia per l’esperienza vissuta in quella plaga, sia perché dal Governo centrale è ancora mancato quel segnale d’attenzione promesso verso la Calabria e, segnatamente, verso Gioia Tauro e l’hinterland. Il segretario sindacale Costantino intende rimettere sul tavolo la questione della Zes (la zona economica speciale), la caratterizzazione del porto attraverso la logistica, la considerazione di Gioia Tauro alla stregua degli altri porti del Nord. Ed infine la possibile e necessaria dimensione industriale, anche attraverso una moderna infrastrutturazione materiale ed immateriale. Questo comporta che Oliverio e la sua maggioranza seguano a ruota Renzi, pur con i problemi che ha il governo, affinchè torni a Gioia Tauro e porti concretamente, con Delrio, la proposta concreta che Gioia Tauro sia diventato il porto che da anni auspichiamo.

 

*Giornalista

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