Il coordinamento dei “Gruppi Appartamento” della Calabria, strutture impegnate da oltre 30 anni a sostegno dei minori a rischio, esprime «solidarietà ed apprezzamento» per “l’operazione verità” messa in campo dal presidente della giunta regionale Mario Oliverio e dall’assessore Carlo Guccione in tema di politiche socio-assistenziali e socio-sanitarie.
«Nel panorama dei servizi sociali regionali, i gruppi appartamento – si legge in una nota fimrata dal presidente Michele Scrivano – rappresentano le uniche strutture, tra quelle accreditate che hanno una legge dedicata, (legge regionale 21/96) e per effetto di essa una convenzione di derivazione dei regolamenti attuativi puntuali e particolareggiati. Le uniche che rendicontano annualmente le spese di gestione e del personale, che relazionano periodicamente sul progetto educativo dei minori ospiti e si interfacciano quasi quotidianamente con i Tribunali dei Minori. Le uniche che sono da sempre sottoposte a controlli di Asp, Regione, Nas, Ispettorati del Lavoro, Tribunali dei Minori e finanche Calabria Etica».
«La citata legge – prosegue la nota – da un lato ci regolamenta in modo dettagliato, assicurando legalità e trasparenza della gestione (dalla pianta organica, qualità e quantità, ai progetti educativi, agli inserimenti dei minori, alla planimetria e all’ organizzazione degli spazi fisici) dall’altro non ha garantito la regolarità dei trasferimenti dei fondi dovuti da parte della Regione, dato che a tutt’oggi, come spesso è accaduto, gli enti gestori avanzano le spettanze di tutto il 2015 che come previsto dalla citata legge avrebbero dovuto essere trasferiti in anticipo, con la conseguenza di gravi disagi per il servizio e per gli operatori che non percepiscono lo stipendio da molti mesi, ma soprattutto sono costretti ad anticipare ingenti somme per il soddisfacimento dei bisogni dei Minori e il mantenimento della struttura. Questo coordinamento – aggiunge Scrivano – da oltre 20 anni denuncia una gestione quantomeno discutibile della (mancata) programmazione territoriale dei servizi, della autorizzazione a dir poco selvaggia degli stessi, senza tener conto dei reali bisogni del territorio e dell’utenza e/o delle competenze degli operatori, senza controlli successivi reali, completamente disconnessi dall’egida dei tribunali. Stato di cose che ha avallato e implementato la nascita di strutture pseudo specialistiche e, poco specializzate, etiche ma non troppo, e che ha prodotto la “situazione di grave illegalità” e di grave ammanco finanziario come è stata definita dal presidente Oliverio che oggi siamo costretti a subire tutti gli attori del settore. Speriamo – conclude – che questa sia veramente “la volta buona”».
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