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Discarica di Alli, tutto regolare per la Corte dei conti

CATANZARO Il primo step – quello contabile – del caso della discarica di Alli, si chiude con cinque assoluzioni per la richiesta di danno erarariale da tre milioni e mezzo di euro avanzata dalla Pr…

Pubblicato il: 19/06/2015 – 9:53
Discarica di Alli, tutto regolare per la Corte dei conti

CATANZARO Il primo step – quello contabile – del caso della discarica di Alli, si chiude con cinque assoluzioni per la richiesta di danno erarariale da tre milioni e mezzo di euro avanzata dalla Procura della Corte dei conti. La sentenza numero 123 del 18 giugno scorso, ha respinto ogni addebito di danno erariale contestato ai commissari delegati per l’emergenza ambientale, generale Graziano Melandri, e Francesco Pugliano (assessore all’Ambiente della giunta Scopelliti), nonché al responsabile del procedimento Domenico Richichi e ai funzionari Simone dell’Ufficio per l’Emergenza ambientale Lo Piccolo e Francesco Attanasio.
La Procura della Corte dei Conti aveva individuato (e chiesto agli imputati) un danno erariale complessivo di 3,5 milioni di euro, per una presunta indebita erogazione di fondi pubblici da parte dell’Ufficio per l’Emergenza ambientale in Calabria, a favore della società Enertech Srl, subentrata alla Enerambiente, a seguito di atto di cessione di ramo di azienda, nell’appalto relativo alla gestione dell’impianto di smaltimento rifiuti solidi urbani, nella discarica di Alli, a Catanzaro. Per la stessa vicenda è tuttora in corso un giudizio penale.
La magistratura contabile ha escluso la sussistenza di alcuna prova del presunto danno erariale ipotizzato dalla Procura. Inoltre, non ha ravvisato alcuna illegittimità nel procedimento di cessione di ramo di azienda avvenuto. La sentenza ha quindi ravvisato che i pagamenti effettuati dall’Ufficio del Commissario delegato in favore della Enertech costituivano il giusto corrispettivo per le prestazioni effettuate da detta società in favore dei cittadini calabresi, dando altresì atto che il Generale Melandri, all’atto della cessazione dell’incarico di commissario delegato, aveva lasciato una disponibilità di cassa superiore ai trenta milioni di euro. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Giuseppe Pitaro, Giacomo Carbone e Giancarlo Pompilio.

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