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«Nessuno perderà il posto di lavoro»

REGGIO CALABRIA La metafora del bastone e della carota rappresenta bene ciò che è accaduto questa mattina a Palazzo San Giorgio, quando il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, ha af…

Pubblicato il: 19/06/2015 – 10:23
«Nessuno perderà il posto di lavoro»

REGGIO CALABRIA La metafora del bastone e della carota rappresenta bene ciò che è accaduto questa mattina a Palazzo San Giorgio, quando il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, ha affrontato un tema molto delicato, quello degli enti locali e del loro – sembra non più incerto – futuro. Il Consiglio dei ministri ha infatti approvato la settimana scorsa il nuovo decreto sugli enti locali, che dovrebbe essere pubblicato questa mattina in Gazzetta ufficiale. Lo stacco temporale di una settimana – dovuto alla necessità di effettuare i controlli da parte di ragioneria e Ministero degli Interni – non ha impedito fughe in avanti rispetto all’interpretazione del testo. Falcomatà cerca di fare, dal suo punto di vista, chiarezza proprio su alcuni aspetti del decreto. Per evitare che si «fomenti un clima di macelleria sociale». 

La Multiservizi, la Leonia, e tutte le altre società liquidate o sciolte per infiltrazioni mafiose, sarebbero dovute diventare delle società in house, ovvero a totale partecipazione comunale. Se ne parlava ai tempi dell’ex sindaco Demi Arena, se ne parlava ai tempi della Commissione Straordinaria, ma sul piano dei fatti più o meno l’attività di un elettroencefalogramma piatto. Il motivo sarebbe stato nel testo dell’art. 41 comma 2 del decreto legge 24 aprile 2014 n 66, «che impediva al nostro comune di fare assunzioni – ha spiegato Falcomatà – perché risultava che non potesse pagare in tempo».

Per il sindaco il nuovo decreto legge «non è uno schiaffo alla città». Nella sua analisi, il decreto legge enti locali prevede un fondo non vincolato di 40 milioni di euro di liquidità, al quale il Comune può attingere per far fronte a delle spese, che andrebbe restituito a partire dal 2019 con un piano di rientro trentennale a tasso quasi nullo. Inoltre, il numero dei dirigenti potrebbe essere incrementato di tre unità – a fronte delle 8 previste attualmente – per migliorare l’efficienza della macchina amministrativa. 
In ultimo, passaggio più importante e delicato che riguarda soprattutto le centinaia di lavoratori che aspettano di conoscere il loro futuro, la sanzione del vecchio dl 66/2014 che impediva le assunzioni e la costituzione delle nuove società in house non è prevista.

Questa clausola – la carota, la tanto desiderata buona notizia – darebbe di fatto il via all’ufficiale costituzione di una nuova organizzazione dei servizi pubblici, con un sistema che vede a capo il Comune che attraverso una hub, una società a capitale completamente pubblico, gestirebbe direttamente le varie società dei servizi pubblici essenziali, strumentali, di riscossione tributi, di informatizzazione del Comune e «verosimilmente anche l’Atam – si sbilancia Falcomatà – ma aspettiamo che si completi il piano di rientro con la governance attuale, che gode della nostra massima fiducia». Tutte le nuove società che farebbero capo alla hub passerebbero dalla vecchia costituzione di società per azioni al nuovo assetto di società a responsabilità limitata, con un amministratore unico e non più un consiglio di amministratori.
Già nuovi sviluppi potrebbero arrivare nel consiglio comunale del prossimo 29 giugno: «Vogliamo certificare e concretizzare una discontinuità rispetto ai metodi del recente passato – ha detto Falcomatà – la prima cosa è cancellare un passato di inefficienza amministrativa, un passato che ha generato precariato. Il futuro – ha aggiunto – è porre fini a squilibri contrattuali e a quei contratti che hanno prodotto solo passività».
Falcomatà promette la tutela dei livelli occupazionali, anche ai tanti lavoratori delle ex società partecipate del Comune presenti oggi nel Salone dei Lampadari, che ha ringraziato personalmente per l’atteggiamento responsabile mantenuto e ha promesso loro una svolta in tempi rapidi, con una modifica del piano industriale che non andrà in nessun caso a toccare le posizioni dei dipendenti.
I tempi della riorganizzazione non sono lunghi: la legge prevede che entro il 31 dicembre 2015 il Comune comunichi quali partecipazioni dismettere nelle società e soprattutto quali mandare in liquidazione, mentre entro il 31 marzo 2016 dev’essere completata l’organizzazione dei servizi pubblici. Meno di un anno per porre fine ad una delle pagine più nere della città di Reggio Calabria, dando una nuova speranza a chi da anni è stato di fatto rimbalzato da più parti politiche. «Percepiamo l’emergenza cittadina – ha concluso Falcomatà – e questo è il percorso sul quale procediamo. Se questi sono gli schiaffi che abbiamo ricevuto – sorride – ben vengano».
E gli aficionados del buon cinema sappiano che il sindaco non ha mancato di chiudere il proprio intervento rendendo omaggio al grande Mario Monicelli e al suo “Amici miei” proiettando i 30 secondi della scena degli schiaffi alla stazione durante la partenza del treno, per una – come da lui definita – chiusura in simpatia. Insomma, lui di schiaffi da Renzi non sembra averne presi ma l’importante adesso è rimboccarsi le maniche per dimostrare di aver meritato, in chiusura dell’incontro di oggi, gli applausi dei tanti lavoratori che gli hanno concesso fiducia.

 

Benedetta Malara

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