CATANZARO «Questa è una regione che continua ad avere grandi problemi sul ciclo dei rifiuti. E lo testimoniano i dati. La Calabria si conferma sul podio del ciclo illegale dei rifiuti: al terzo posto con 555 reati registrati (7,7% del totale nazionale). In aumento rispetto all’anno precedente, durante il quale erano state accertate 452 infrazioni. Le persone denunciate sono state 578 (524 nell’anno precedente), 1 arresto e 201 sequestri (2 arresti e 136 sequestri nel 2013). Reggio Calabria è sesta nella classifica dei reati accertati, con 177 infrazioni (2,4% del totale nazionale), Vibo Valentia è ottava (140 reati), Cosenza nona (134 reati), Crotone 24esima (68 reati), Catanzaro 39esima (36 reati). Nell’anno precedente, a Reggio Calabria erano state registrate 191 infrazioni, 180 denunce, 2 arresti e 50 sequestri; a Vibo Valentia 158 infrazioni, 156 denunce e 30 sequestri; a Cosenza 64 infrazioni accertate, 130 denunce e 36 sequestri, a Catanzaro 25 infrazioni, 45 denunce e 20 sequestri; Crotone con 14 infrazioni e 13 denunce. ». Sono questi i dati, riferiti al 2014, del report sulle ecomafie che Legambiente anticipa di qualche giorno rispetto alla presentazione ufficiale che avverrà il 30 giugno a Roma. Le anticipazioni le riporta Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente, ospite a Lamezia Terme della quinta edizione del festival dei libri sulle mafie “Trame”.
«Trame è un appuntamento importante. Purtroppo anche noi, da 21 anni, scriviamo un libro che si occupa di mafie, quelle che riguardano l’ambiente. L’anno scorso era un libro di 300 pagine. Dopo 21 anni possiamo parlare finalmente anche degli ecoreati e la parola ambiente è finalmente entrata nel codice penale». Ma non è stato facile arrivare a questo risultato e smuovere un intervento serio da parte delle istituzioni.
«Si parlava di Terra dei fuochi – continua Ciafani – già nel rapporto di ecomafia 2003. Un argomento rilanciato da Roberto Saviano due anni dopo nel libro “Gomorra” ma la nostra denuncia continuò a restare inascoltata. Dovettero passare 10 anni prima che il problema delle combustioni tossiche diventasse un argomento mediatico nazionale e la politica è stata finalmente costretta a occuparsi del problema. Ma questi sono i tempi della politica. Purtroppo anche il settore delle bonifiche attira gli appetiti della criminalità.
Quello che mi ha stupito della Calabria è che a differenza dell’attenzione mediatica internazionale riservata alla Campania, per l’emergenza calabrese, paragonabile a quella campana, c’è sempre stato un curioso disinteresse dei media».
LE NAVI DEI VELENI
«È certo che nel Mediterraneo – dice Ciafani – ci sono decine di navi che si sono inabissate con il loro carico di rifiuti pericolosi. Noi ogni volta che abbiamo avuto informazioni le abbiamo sottoposte all’attenzione di chi doveva indagare. Alcuni hanno ignorato le nostre segnalazioni, altri hanno pagato con la vita per le loro indagini, come nel caso di Natale De Grazia. Per fortuna da 20 giorni c’è una legge che permette di illuminare questi crimini ambientali che prima venivano considerati reati meno pesanti del furto di una mela. E’ stato il grande paradosso del nostro Paese. Prima un magistrato per tentare di punire i crimini ambientali doveva cercare strade alternative ma ogni azione finiva sempre nel nulla. Non si poteva usare nemmeno l’arresti in flagranza, com’è possibile, invece, nel caso del furto di una mela. Oggi nel nostro ordinamento esistono cinque delitti ambientali: inquinamento, disastro ambientale, traffico di materiale radioattivo, omessa bonifica e impedimento del controllo». Secondo il vicepresidente di Legambiente, il principale ostacolo al ddl sugli ecoreati è stata la volontà di quegli industriali che volevano evitare i costi dello smaltimento dei rifiuti delle loro aziende. Ciafani, che è stato tra i promotori della battaglia “in nome del popolo inquinato” per l’introduzione degli ecoreati nel codice penale, definisce questa legge «rivoluzionaria», capace di riscattare ingiustizie come quelle di sentenze finite «in nulla nonostante la morte di decine di persone».
Tra le altre cita il caso Marlane. Ma l’attenzione deve essere sempre alta perché le difficoltà sono ancora tante. «Basti pensare – ha concluso Ciafani – a quanto sia difficile oggi far finanziare degli studi epidemiologici dal ministero della Salute».
Alessia Truzzolillo
redazione@corrierecal.it
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