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Un ostacolo in meno per il referendum?

LAMEZIA TERME «Mentre per la validità del referendum abrogativo c’è l’obbligo di partecipazione del 50% più uno degli aventi diritto al voto, per il referendum confermativo nulla si dice sul quorum…

Pubblicato il: 19/06/2015 – 15:13
Un ostacolo in meno per il referendum?

LAMEZIA TERME «Mentre per la validità del referendum abrogativo c’è l’obbligo di partecipazione del 50% più uno degli aventi diritto al voto, per il referendum confermativo nulla si dice sul quorum strutturale». È racchiusa in questa fredda, astrusa, formula giuridica il futuro politico del centrodestra calabrese. Già, perché quella che era soltanto un’ipotesi adesso viene confermata, dietro la garanzia dell’anonimato, come una certezza dalla gran parte degli addetti ai lavori: non c’è bisogno di raggiungere un determinato quorum per ritenere valido il referendum sulle modifiche dello Statuto approvate in seconda lettura nelle scorse settimane. Ci sono due norme a indicare tale percorso: lo Statuto della Regione Calabria e la legge regionale 35 del 2001. Morale della favola: lo Statuto sottoposto a referendum non è promulgato se non è approvato dalla maggioranza dei voti validi. Dunque, vince chi riesce a mobilitare più elettori. Con buona pace di chi già sognava di replicare il celebre appello di Craxi del 1991 ad «andare al mare» piuttosto che ai seggi.

 

IL PARERE DEL PROF Silvio Gambino, ordinario di Diritto costituzionale all’Unical, tuttavia non è convinto che le cose stiano proprio in questo modo: «La questione può trovare soluzione, qualora fosse espressamente prevista, ricorrendo alle specifiche disposizioni in materia dello Statuto della Regione. Ma lo Statuto in materia di quorum strutturale tace. In assenza di una simile previsione statutaria, il criterio interpretativo maggiormente fondato (e per questo più convincente) è quello che si conforma alla disciplina del referendum abrogativo statale, che individua nella metà più uno degli elettori il quorum strutturale e nella metà più uno dei voti validamente espressi il quorum funzionale. Con il quorum strutturale, come è noto, sono definite le condizioni di validità della consultazione referendaria mentre con il quorum funzionale viene individuata la maggioranza necessaria a produrre l’effetto abrogativo (o confermativo rispetto al quesito proposto) della consultazione medesima».

Secondo Gambino «la disposizione dell’articolo 20 della legge calabrese 10 dicembre 2001, n. 35 fa riferimento al solo quorum funzionale (“voti validamente espressi”) nulla prevedendo per quanto concerne il quorum strutturale; tale quorum si conforma pienamente alle previsioni dell’articolo 58.5 dello Statuto (“Lo Statuto sottoposto a referendum non è promulgato se non è approvato dalla maggioranza dei voti validi”). Pur potendo favorire (quella che attenta dottrina – R. Bin – ha qualificato) “il facile gioco del partito dell’astensione”, se ne trae la conclusione che l’ordinamento statutario, qualora avesse voluto, avrebbe dovuto espressamente disciplinare una coincidenza fra quorum funzionale e quorum strutturale. Se non lo ha fatto si tratta comunque di una decisione che ha la forza propria della legge regionale rinforzata, come è appunto da qualificarsi lo Statuto … e che potrebbe modificarsi (per chi lo assumesse come necessario a garantire il principio di effettività della partecipazione democratica mediante lo strumento referendario) solo rimettendo mani allo Statuto»

 

I NODI POLITICI Chiarito il dato giuridico, restano i dubbi di natura politica. Dentro la galassia Forza Italia non tutti viaggiano alla stessa velocità. Il sospetto, diffuso tra gli stessi azzurri, è che qualcuno non voglia arrivare fino in fondo. Sul tavolo, come è noto, c’è la possibilità di imbrigliare i piani di Oliverio e del centrosinistra sull’allargamento della giunta regionale ad assessori esterni. Se la richiesta di referendum dovesse essere formalizzata, per il governatore l’allargamento dell’esecutivo si complicherebbe. E non poco. Addio giunta di esterni, si tornerebbe all’antico con il vincolo del 50% di assessori che dovrebbero essere pescati tra i consiglieri regionali. A conti fatti, gli esterni non potrebbero superare il numero di tre. Anzi due, essendo Nino De Gaetano uno degli inamovibili della compagine di stanza a Palazzo Alemanni.

Ma tra la possibilità di arrivare fino in fondo e quella di fare un passo indietro rispetto agli annunci dei giorni scorsi, ci sono i contatti tra le diplomazie dei due schieramenti. C’è chi ipotizza, ma su questo versante sono tutti pronti a negare, addirittura la possibilità di arrivare a un accordo tra il centrosinistra e alcuni settori dell’opposizione. Sul piatto della bilancia ci sarebbero una serie di caselle di sottogoverno che vanno riempite e una presidenza, quella della commissione di Vigilanza, strategica (per conferma basta chiedere ad Aurelio Chizzoniti) per esercitare un’azione di moral suasion sul governo regionale. Su quella poltrona ha messo gli occhi più di uno, e forse è tenendo conto di ciò che si capiscono alcuni distinguo che vanno prendendo forma nel fronte azzurro.

Perché se lunedì scorso a Lamezia Terme tutti si sono detti disponibili a firmare la richiesta di referendum è anche vero che tra le stanze della sede di Forza Italia qualche voce fuori dal coro si è udita. Il quorum, certo. Ma non solo. I costi per esempio: si stima che la consultazione possa gravare sulle casse della Regione per 7-8 milioni. E poi il rischio di non riuscire a portare molta gente alle urne e quindi di incassare una sconfitta clamorosa. «Noi siamo costretti a sostenere – è il commento a fari spenti di uno consiglieri regionali del centrodestra calabrese – un referendum che è stato lanciato da chi è fuori dal partito». Non è un clima da invincibile armata, insomma. Oliverio aspetta e spera. Con sette firme in calce alla richiesta il referendum deve essere indetto. Finora quelle raccolte da Jole Santelli sono state otto. Con due che fanno un passo indietro è bingo per il governatore e il Pd calabrese.

an. ri.

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