COSENZA È stata un’udienza lampo quella svolta oggi al processo sull’avvelenamento del fiume Oliva. L’unico teste dell’accusa sentito oggi dalla Corte d’assise di Cosenza – dove si sta celebrando il procedimento contro l’imprenditore di Amantea, Cesare Coccimiglio, e quattro proprietari dei terreni dove, secondo l’accusa, sarebbero stati interrati materiali contaminati – è stato Marco Marchetti dell’Istituto nazionale di geofisica. Gli altri testi (Gianfranco Morelli, responsabile di Geo Studi Astier, di Livorno e il ctu Onelio Morselli), erano assenti e verranno ascoltati alla prossima udienza fissata già da tempo il 18 settembre. In quell’occasione saranno sentiti dalla Corte anche Leonardo Arru e Giancarlo Torri dell’Istituto superiore per la protezione e ricerca dell’ambiente (Ispra).
Nell’udienza di oggi il tecnico dell’Istituto nazionale di geofisica ha confermato la presenza di materiale interrato rinvenuto nel corso della loro operazione effettuata nel 2009.
In particolare in tre siti di località Carbonare il magnetografo ha rilevato una massa di materiale ferroso e, inoltre, il tecnico ha parlato di fanghi industriali e terreno che presentava una strana colorazione. Anche se Marchetti, rispondendo alle domande del presidente della Corte e del legale degli imputati, ha precisato che per la disamina puntuale di questi elementi è stato delegata l’Arpacal e l’Ispra. Anche per questo l’udienza del prossimo 18 settembre, vista la presenza dei tecnici deIl’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, rivestirà un occasione importante per comprendere cosa sia successo all’interno dell’Oliva. Ricordiamo che secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Cesare Coccimiglio e i quattro proprietari dei terreni della valle dell’Oliva sono accusati – a vario titolo – di aver interrato materiali tossico-nocivi e radioattivi nelle profondità della vallata e di aver compromesso l’ambiente e la salute degli abitanti. Da qui la contestazione dei reati di disastro ambientale, avvelenamento delle acque e discarica abusiva di rifiuti di varia natura, contaminati da metalli pesanti. E, secondo l’accusa, ci sarebbe un nesso anche con la diffusione di tumori nella zona e la morte di Giancarlo Fuoco, un pescatore amatoriale e le lesioni dell’amico con cui abitualmente pescava nel fiume Oliva.
Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it
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