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La non legalità è la prima emergenza in Calabria

In Calabria, la non legalità rappresenta la prima emergenza. Sono numerosissime le istituzioni pubbliche che sono occupate, da tempo, dall’interesse privato e per nulla avvezze ad improntare il lor…

Pubblicato il: 22/06/2015 – 7:59
La non legalità è la prima emergenza in Calabria

In Calabria, la non legalità rappresenta la prima emergenza. Sono numerosissime le istituzioni pubbliche che sono occupate, da tempo, dall’interesse privato e per nulla avvezze ad improntare il loro agire in quello pubblico.

In Regione, è accaduto di tutto nell’incuranza generale. 

È accaduto in relazione al mancato e cattivo utilizzo dei fondi comunitari che avrebbero arricchito, ovunque e chiunque, di occasioni produttive, con tanto lavoro a seguito, tranne i calabresi, che hanno perso (dicunt) anche negli ultimi mesi circa 200 milioni.

È accaduto nelle politiche sociali che non ci sono mai state, a causa di una insensibilità generale e dell’abitudine di dirottare le risorse relative nelle più ricche alternative clientelari. Un modus operandi che sembra votato, finalmente, al cambiamento che, di certo, seguirà la denuncia di questi giorni.

È accaduto nei bilanci pieni zeppi di malversazioni e di perenzioni strumentali a liberare impropriamente risorse, favorite da assessori pluripartisan e da dirigenti bravi nei relativi assist e, dunque, pronti ad appostare e (dis)appostare numeri alla bisogna del politico di riferimento.

È accaduto che si realizzasse una commistione, altrove sconosciuta, tra chi esercita il ruolo politico e quello dirigenziale, che rinuncia alle prerogative e all’autonomia gestionale che la legge gli attribuisce perché nasce e vive con la subordinazione nell’anima e il compiacimento a 360°.

È accaduto per l’ambiente, distrutto e reso nemico acerrimo del turismo che è morto prima di nascere, e per l’energia, utilizzata esclusivamente per arricchire i “decisori & Co”. 

È accaduto e accade, infine, per la sanità, con un tutela della salute che non c’é e per i suoi conti vittime delle più sfacciate prestidigitazioni. Tante le occasioni per svergognare i colpevoli e cambiare il regime. Tutte sprecate inutilmente, tanto è stato l’interesse a mantenere “le patate” sotto la cenere, in forza di quel principio che domani sarà garantita la stessa cosa da parte di chi verrà. La peggiore reciprocità, in tal senso, è forse nata dalle nostre parti! 

Oggi, al riguardo, si scopre la verità che era alla luce del sole, ancorché sfuggita ai cultori della particolare “tutela reciproca” che si sono avvicendati. 

L’ultima – dopo inutili commissariamenti durati per anni all’insegna delle balle e degli errori marchiani che hanno peggiorato le cose, fatta eccezione per i risparmi prodotti da un inconcepibile blocco del turnover che ha spogliato il sistema tanto da mettere a rischio la vita dei cittadini – riguarda le malefatte registrate nel reggino. Più specificatamente, in quella Asp di Reggio Calabria sotto certi aspetti mai nata così come invece le più generali norme pretendevano. 

Le colpe? Diffuse a tutte le latitudini. Principalmente, risalenti alla solita contraddizione tra norme regionali e provvedimenti governativi. La legge regionale n. 9/2007 che accorpava le 11 Asl in cinque Asp differiva, infatti, l’intervento delle 3 Asl reggine (Reggio Calabria, Palmi e Locri) a causa del commissariamento antimafia in corso. Un guaio nel guaio, che impediva la necessaria chiarezza sullo stato dei conti e sullo standard di legalità ivi praticata. Un corto circuito tra ciò che si doveva e ciò che invece si imponeva. Da qui, i conti e non solo sono divenuti una pericolosa illusione, con tutte le derive al seguito. 

Un handicap abbondantemente rilevato nella relazione del commissario di protezione civile dell’epoca, Vincenzo Spaziante, presentata – all’indomani del suo intervento presso le già otto Asl per perfezionare la loro fusione – all’allora presidente Agazio Loiero nel dicembre 2008, che ne tenne positivamente conto nelle rimostranze istituzionali, e al presidente del Consiglio Berlusconi nel gennaio successivo. Una relazione che conteneva, tra l’altro, la rappresentazione del debito nella entità cui si sta pervenendo solo oggi, con tanti soldi spesi inutilmente per advisor che non hanno mai certificato e controllato alcunché. 

Le numerose duplicazioni di pagamento e frequenti i lodi impropri, ovunque praticati spesso strumentali per consentire pagamenti indebiti per extrabudget, ne sono la prova. Una buona materia per i controllori istituzionali di oggi, di ogni livello e grado.

*Docente Unical

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