REGGIO CALABRIA Una tragedia familiare, come tante, troppe che popolano le cronache nazionali, o la non meno tragica storia di un uomo affetto da patologia psichiatrica, cui i servizi sanitari e sociali preposti non hanno prestato la sufficiente attenzione? È questo il dilemma che dovranno sciogliere le indagini sul duplice omicidio di Antonia Latella e Carmela Cicciù, rispettivamente moglie e suocera di Pasquale Laurendi, arrestato a poco meno di un’ora dal delitto dagli uomini della Mobile e delle Volanti, perché indicato dai suoi stessi familiari come responsabile dell’omicidio.
Ancora con i vestiti e le mani sporche di sangue delle decine di coltellate inferte alle due donne – almeno venti ciascuna, rivelano gli inquirenti – l’uomo è stato rintracciato e bloccato nei pressi di San Gregorio. Un’operazione lampo, resa possibile anche dai familiari – sottolineano gli inquirenti – che hanno immediatamente avvertito il 113 quando hanno visto l’uomo allontanarsi da casa coperto di sangue, «ma anche – sottolinea il procuratore Federico Cafiero de Raho – dall’immediata reazione degli uomini della polizia di Stato, che non solo hanno immediatamente bloccato quello che riteniamo l’autore del duplice omicidio, ma anche di raccogliere una serie di elementi indiziari».
Proprio sulla base degli elementi raccolti, Laurendi è stato fermato per ordine della Procura per duplice omicidio con l’aggravante della crudeltà e della prossimità familiare delle vittime, tuttavia le indagini sono ancora in corso.
«L’uomo – spiega Cafiero de Raho – ha inferto una ventina di coltellate alla suocera e alla moglie, che nonostante abbia tentato di difendersi non hanno avuto via di scampo anche per la stazza dell’uomo». Tuttavia per conoscere l’effettiva dinamica del delitto sarà necessario attendere l’esame autoptico. Un esame che servirà anche per comprendere cosa abbia fatto scattare quello che inquirenti e investigatori non esitano a definire «una vera e propria esplosione di follia» da parte dell’uomo.
«Allo stato – sottolinea il procuratore aggiunto Gaetano Paci – non si conoscono le ragioni ultime che avrebbero causato l’esplosione di follia, all’ora di cena la vita familiare sembrava scorrere in maniera ordinaria. Nella notte l’uomo ha infierito sulle vittime mentre dormivano. Le indagini proseguono per cercare di capire se ci sia stato un elemento scatenante o le ragioni dell’omicidio siano da ricondurre alla psiche distorta del fermato».
Toccato in passato da indagini per tentato omicidio, associazione mafiosa e usura, Laurendi ne era sempre uscito pulito, ma dal suo casellario giudiziario risulta “interdetto”. Un dettaglio non di poco conto nell’inquadramento della vicenda, che rivela che l’uomo sarebbe affetto da psicologia psichiatrica, come del resto confermato, tanto dai legali di fiducia – che in mattinata si sono presentati in procura per assisterlo nel corso dell’interrogatorio – tanto dalle reazioni inconsulte che Laurendi ha avuto prima ancora che il pm Sara Amerio riuscisse a rivolgergli le prime domande.
«Questa mattina – spiega ancora turbato il procuratore Paci – il fermando era stato tradotto negli uffici della Procura della Repubblica alla presenza dei suoi legali di fiducia. Si stavano svolgendo le formalità iniziali dell’interrogatorio, quando l’uomo è andato in escandescenze, ha iniziato a rovistare sulla scrivania di fronte a sè, quindi si è spinto contro la finestra, fortunatamente chiusa».
Una reazione che ha provocato l’immediato intervento tanto del personale della Mobile presente nella stanza del pm come degli agenti di guardia, che – afferma il procuratore – «hanno immobilizzato l’uomo e lo hanno portato via. Nonostante questo, mentre veniva accompagnato nelle celle di sicurezza del Cedir ha continuato a tentare di divincolarsi e a scagliarsi con la testa contro la parete».
Reazioni che i legali hanno ricondotto alla mancata assunzione della necessaria terapia psichiatrica, che subito gli è stata fornita dal personale del 118, «grazie al quale – sottolinea il procuratore – ha ricevuto l’assistenza farmacologica e medica necessaria».
Adesso Laurendi è tenuto sotto stretta osservazione anche in carcere, mentre le indagini proseguono perché – afferma de Raho – «adesso dovremo capire se qualcuno sapeva e non è intervenuto».
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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