ROMA Il commissario dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone, se gli si chiede un esempio di scandalo italiano non ha dubbi: la prima “grande malata” che gli viene in mente è l’A3. Lo ha detto in un discorso un po’ più ampio su tangenti e opere pubbliche, all’interno del seminario “Capitalism in the 21st century: stagnation versus growth in Europe?”, che si è tenuto stamattina alla facoltà di Economia dell’Università di Roma “Tor Vergata”.
«L’effetto finale dell’attività corruttiva lo pagano tutti i cittadini – ha spiegato il magistrato –. L’imprenditore che paga le tangenti al sistema corruzione, non pagherà le tangenti di tasca propria, ma evidentemente farà in modo che quella parte sarà risparmiata sulla qualità e quantità del lavoro. Questo è risultato in modo plateale in moltissime indagini giudiziarie. Emblematico il caso delle indagini sulla Salerno-Reggio Calabria: una delle opere simbolo, purtroppo in negativo, del non fare appalti in Italia». Un giudizio tranchant: «Quando si scoprì che imprenditori pagavano tangenti a ‘ndrangheta e politica locale – ha spiegato ancora Cantone – si scoprì dove prendevano soldi per tangenti: risparmiavano sul cemento che mettevano sui piloni dell’autostrada. Questa considerazione ci fa venire il dubbio su tante opere pubbliche che nemmeno collaudate hanno danni irreparabili».
x
x