COSENZA L’Amaco (l’azienda che si occupa del trasporto pubblico nel Comune di Cosenza), per come la rappresenta il dossier preparato dagli ispettori del ministero dell’Economia e delle finanze, somiglia più a una giungla che a un’azienda municipalizzata. Più o meno tutte le sue attività sono finite nel mirino della relazione trasmessa nei giorni scorsi alla Corte dei conti. Appalti, consulenza, stipendi: i conti non tornano quasi mai. E, anche se il Comune potrà offrire le proprie controdeduzioni, lo spettro del danno erariale si profila minaccioso. Sei anni sono finiti sotto la lente dei tecnici, con due diversi cda, finiti sotto accusa per i compensi eccessivi disposti proprio a favore dei presidenti e anche per le (presunte) eccessive le indennità di risultato arrivate per i dirigenti nonostante le perdite d’esercizio. Ombre sugli stipendi, dunque, per un’azienda che soffre di una crisi antica e che è oggetto dei lavori di una commissione d’inchiesta del consiglio comunale.
DOSSIER ALL’ANTICORRUZIONE Ma se la commissione comunale la tira per le lunghe, dal ministero sono andati dritti al sodo, e spiegano che «gli accertamenti svolti hanno posto in evidenza irregolarità e carenze, in ordine alle quali dovranno essere avviate iniziative idonee a conseguire la completa eliminazione delle stesse e l’accertamento di eventuali responsabilità». Anche l’Autorità nazionale anticorruzione è stata avvertita e il dossier dell’Amaco è finito sulla scrivania del suo commissario Raffaele Cantone. I rilievi sono molti e coprono tutto lo spettro delle attività dell’azienda. Ci sarebbero criticità in materia di assunzioni di personale: l’Amaco avrebbe, infatti, violato il limite del 20% e del 40% del turnover, stabilito dalla normativa vigente per gli esercizi 2011 e 2012. E anomalie che riguarderebbero la disciplina contrattuale e il trattamento retributivo del direttore di servizio. Sarebbe stata omessa, in particolare, l’indicazione degli obiettivi qualitativi e quantitativi di risultati di gestione definiti dal cda, ai quali correlare gli incentivi, che variano e vanno a rimpolpare lo stipendio dei dirigenti.
SI LAVORAVA POCO Anche l’organizzazione dell’orario di lavoro sarebbe stata illegittima, perché fissata in sei ore al giorno anziché sei ore e mezzo, tempo stabilito dalla contrattazione nazionale. Secondo gli ispettori, «ne consegue la necessità di recuperare quanto indebitamente corrisposto in eccedenza al personale interessato».
CONSULENZE IN CRESCITA Le consulenze, secondo la relazione della Ragioneria di Stato, sono cresciute tra il 2011 e il 2013, quando «l’Azienda non si è adeguata al principio di contentimento della spesa». E «i costi per incarichi e consulenze, nell’anno 2011 e nell’anno 2012, sono stati nettamente superiori al limite introdotto» per legge nel 2010. Di più: «Dal controllo effettuato, è emerso che taluni incarichi sono stati affidati senza che sia stata fatta un’adeguata pubblicità e senza che venisse espletata alcuna gara o procedura comparativa, quindi con affidamento diretto».
LA GIUNGLA DEI CONTRATTI L’esame dei tecnici del ministero dell’Economia e delle finanze ha analizzato un campione di forniture di beni e servizi. Primo intoppo: «Il carteggio fornito dall’Azienda è risultato nella quasi totalità privo delle proposte al cda e di verbali del cda stesso che dessero adeguata motivazione della necessità di procedere all’affidamento». Entriamo nello specifico: la realizzazione dello studio di fattibilità tecnico/economico affidato alla ditta Valuetech per 10mila euro, un affidamento diretto, sarebbe «carente di documentazione». Niente motivazioni della necessità della spesa e niente approvazione da parte del consiglio d’amministrazione.
Le anomalie restano anche quando aumentano le cifre: il contratto di noleggio con opzione di riscatto di 41 parcometri, stipulato con la ditta Parkeon spa il 21 febbraio 2014 (per la durata di tre anni), per l’importo complessivo di 203mila euro, mostra qualche stranezza. Il carteggio inviato alla Ragioneria di Stato non mostra alcuna procedura di evidenza pubblica e la spesa, «benché consistente, non sembra essere stata oggetto di alcuna adozione da parte del cda».
«Nessuna approvazione da parte del consiglio d’amministrazione» è stata rinvenuta anche riguardo alla fornitura di due autobus Bredamenarinibus. In questo caso, «il carteggio è composto da una lettera di contratto, controfirmato per accettazione dalla società», mentre «si sarebbe quantomeno dovuto intraprendere un interpello di almeno cinque ditte al fine di individuare la migliore offerta».
Ancora «disfunzioni» rilevate «per il contratto di fornitura di software inerente al servizio a chiamata per un collegamento veloce delle aree urbane di Cosenza, Rende e Castrolibero con l’aeroporto di Lamezia Terme, stipulato con la ditta Pluriservice srl per la durata di tre anni nonché per altro contratto per l’utilizzo dell’applicazione software “My Cicero” concluso, in data 2013, con la stessa società». Quest’ultimo riguarda la promozione dei servizi di trasporto passeggeri, resi disponibili grazie a un’applicazione. «Entrambi i contratti – si legge nella relazione – non esplicitano in maniera chiara l’importo del corrispettivo dovuto da Amaco». La spesa per la società cosentina dei trasporti, insomma, era un’incognita.
Per i lavori sulle corsie preferenziali affidati, in due occasioni, alla ditta “Fratelli Parise”, gli importi c’erano (per un totale di circa 31mila euro), ma mancavano altri “particolari”. Niente stesura di un contratto, niente istruttoria del responsabile unico del procedimento, niente verbale del cda. E, come se non bastasse, secondo i tecnici questi lavori «non sembrano rientrare nell’attività istituzionale dell’Amaco, ma piuttosto nella competenza del Comune di Cosenza». Nel grande caos dei trasporti pubblici, però, si fanno miracoli.
(La conferenza stampa nella sede del Pd cosentino)
IL PD CHIEDE IL COMMISSARIAMENTO
Alla luce delle anomalie segnalate nel dossier, il Pd di Cosenza, ieri mattina, ha convocato una conferenza stampa nella quale ha chiesto il commissariamento dell’Azienda. Assieme al segretario dem Luigi Guglielmelli, nella sede della federazione provinciale c’era anche Marco Ambrogio. Il consigliere comunale ha parlato di «una situazione di gravi illegittimità e gravi irregolarità. Nella relazione si parla anche di assunzioni illegittime. L’unica soluzione è il commissariamento, con la rimozione della figura dell’architetto Mario Capalbo».
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
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