COSENZA Il gip che ha disposto per lui il divieto di dimora in Calabria, definisce «peculiare» la posizione di Nicola Adamo rispetto alla storiaccia dei rimborsi gonfiati, perché l’ex consigliere regionale è riuscito in un piccolo capolavoro contabile. Ha, infatti, stipulato un contratto con l’associazione “Idea” «per lo svolgimento di tutti i servizi relativi alla sua attività» e poi si sarebbe fatto «rimborsare le spese per i pagamenti diretti a collaboratori e dipendenti» dell’associazione, «utilizzando importi superiori alla quota di fondi assegnatigli dal gruppo misto» sulla base della legge 13 del 2002. Sarebbero, secondo il gip Olga Tarzia, «spese impudiche» quelle effettuate dall’ex consigliere, «che si inventa un simil segretariato di cui investe una società, “L’Idea”».
Nel 2010 Adamo avrebbe documentato «spese per complessivi 95.356 euro, di cui 71.356 proprio per il tramite dell’associazione». E «la differenza tra i due importi (pari esattamente a 24mila euro) veniva impiegata da Adamo per effettuare rimborsi diretti ad alcuni dipendenti e collaboratori» della stessa associazione. In sostanza, “L’Idea” aveva un contratto per svolgere una serie di servizi ma riceveva dal Gruppo misto anche altri rimborsi, per spese extra. Per i magistrati non avrebbe avuto diritto al primo contratto (visto che le attività svolte riguardavano il solo Adamo e non il Gruppo), figuriamoci alle altre elargizioni di denaro.
La vicenda si snoda tutta nel perimetro di quella parte del Pd (cosentino e non solo) che fa riferimento all’ex segretario regionale dei Ds. Il contratto di acquisto, quello che fa riferimento ai servizi offerti dall’associazione, viene stipulato tra Raffaele Zuccarelli (ex consigliere provinciale e comunale di Cosenza, da sempre in quota Adamo) e il consigliere, che in quel momento siede nel Gruppo misto e ottiene una delega dal presidente del gruppo Peppe Bova. In realtà, le indagini documentano che questo contratto non viene registrato.
Cosa faceva “L’Idea” per Adamo (e, di conseguenza, per il Gruppo misto)? Per i pm si tratta di «un lungo elenco di funzioni generiche, molte delle quali decisamente evocative di attività squisitamente politiche e di promozione della persona di Adamo, piuttosto che relative all’attività istituzionale dallo stesso svolta quale componente del Gruppo misto». Alcune di queste attività risultano per la Procura di Reggio Calabria «decisamente misteriose»: sono quelle descritte nel contratto come “internet” o webtv, «dato atto che non esiste un canale tv del Gruppo misto». D’altra parte, «appare curioso l’accenno alla realizzazione e gestione del sito internet, atteso che non se ne rinviene traccia sul web (né di un sito del consigliere Adamo né tantomeno del Gruppo misto)». Più probabilmente, il portale a cui si fa riferimento è proprio quello della webtv, un esperimento tentato nel 2010 senza troppo successo.
Ma è tutto troppo generico. Soltanto una questione è chiara: Adamo dispone «di importi di gran lunga superiori alla sua presunta quota nei fondi assegnati al Gruppo misto». Una parte di questi finisce nelle «rimesse regolari» fatte pervenire a un dipendente de “L’Idea”, Giuseppe Caminiti («pari a 24mila euro per il 2010»). A lui spetta da contratto un compenso forfettario mensile di 3mila euro, senza una chiara indicazione delle attività da svolgere. Anzi, specifica l’accordo, «nel caso che le attività che si svolgono dovessero richiedere una spesa superiore a 3mila euro mensili si concorderà caso per caso». Un «uso un po’ disinvolto» dei fondi e anche «della lingua italiana», secondo la Procura di Reggio Calabria.
Soprattutto dei fondi. Nel 2010, “L’Idea” sostiene spese per 71.268 euro, «tutte – secondo gli inquirenti – non conferenti e comunque illecitamente fatte gravare sui fondi del Gruppo misto». Ce n’è qualcuna, però, sulla quale i pm si soffermano. Ad esempio i mille euro per «stampa materiale elettorale per la campagna elettorale: la ripetizione – notano i magistrati – giova a chiarire la natura della spesa». Oppure il rimborso a favore di un collaboratore per 500 euro (ci sono almeno tre versamenti) «per aver svolto attività di studio, ricerca e documentazione (…), con la precisazione che “la somma è percepita a titolo di rimborso spese mensile forfettario onnicomprensivo per telefonia, carburante, acquisto libri e viaggi». Senza ulteriori specifiche (quali libri, quanto carburante e per andare dove). C’è la solita confusione tra attività politica e attività del Gruppo a far lievitare quelle che, per la Procura di Reggio Calabria, sono spese illegittime.
Anche per gli anni successivi funziona allo stesso modo. Nel 2012 ecco comparire 56.361 euro erogati all’Idea “da contratto”, ai quali si sommano le spese sostenute dall’associazione a vario titolo «e per le quali Adamo chiedeva e otteneva il rimborso a carico dei fondi regionali». Segue elenco, come al solito sterminato: pulizie della sede, pedaggi autostradali, spuntini e fitto mensile, assieme a consulenze, carburante e quelli che sembrano – vista la cadenza mensile – stipendi per i collaboratori dell’associazione.
C’è anche qualche fattura che si colora di mistero. Come quelle – quattro in tutto – prodotte dall’Idea per le prestazioni rese da un tipografo. Peccato che il tipografo, sentito dagli investigatori, non riconosca la sua firma né abbia mai sentito parlare dell’associazione. Un particolare che dimostra, per i pm, «l’assoluta inattendibilità di tutti i documenti di spesa prodotti dall’associazione». “L’Idea” aveva i conti talmente in regola da non aver mai presentato una dichiarazione dei redditi.
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
x
x