Ultimo aggiornamento alle 8:04
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 9 minuti
Cambia colore:
 

RIMBORSOPOLI | Le "leggerezze" di Ciconte

REGGIO CALABRIA Ci ha messo quasi una decina di ore il governatore Oliverio a realizzare e comunicare che «le conclusioni delle indagini avviate dalla magistratura di Reggio Calabria nel 2013 sui f…

Pubblicato il: 27/06/2015 – 6:03
RIMBORSOPOLI | Le "leggerezze" di Ciconte

REGGIO CALABRIA Ci ha messo quasi una decina di ore il governatore Oliverio a realizzare e comunicare che «le conclusioni delle indagini avviate dalla magistratura di Reggio Calabria nel 2013 sui finanziamenti ai gruppi consiliari nella precedente legislatura sono gravi», ma sulla sua giunta azzoppata dall’arresto dell’assessore De Gaetano e resa traballante dalle indagini che riguardano gli altri due componenti non è arrivato un fiato. Oliverio ha provato a glissare, annunciando che a breve arriverà la nuova squadra di governo, ma difficilmente una nuova giunta potrà disperdere le ombre che oggi gravano sulla maggioranza del governatore, indebolita anche dalle accuse mosse al presidente del consiglio regionale, Antonio Scalzo. 

 

GIUNTA NEL MIRINO Sebbene le somme contestate a quest’ultimo come a Guccione e Ciconte non riescano neanche ad avvicinarsi alle cifre contestate a De Gaetano – dimessosi da giunta regionale e Pd poche ore dopo l’arresto – di certo non è un ritratto edificante dei massimi vertici di Palazzo Alemanni quello che emerge dalle oltre 800 pagine di ordinanza, firmate dal gip Olga Tarzia. L’assessore Carlo Guccione è accusato di essersi appropriato di 27.186,07 euro a titolo di rimborso per presunte spese relative all’attività del gruppo consiliare ma in realtà mai documentate, il collega Vincenzo Ciconte riesce a collezionare capi di imputazione per ognuno degli incarichi che ha ricoperto – capogruppo di Progetto Democratico, capogruppo di Autonomia e Diritti, esponente del gruppo Misto –  Antonio Scalzo inciampa su quasi 12mila euro di spese mai documentate o non rimborsabili. 

 

LE SPESE CRESCENTI DI GUCCIONE Accuse pesanti, riscontrate al centesimo dalla Guardia di finanza, ma che non sembrano spaventare Guccione, che con una nota ha affermato: «Confido nell’azione della magistratura e sono sicuro che in sede di contraddittorio giudiziario emergerà la mia correttezza nella gestione di questi contributi pubblici». Al momento però le carte dicono altro. Se nel 2010 risultano solo 45 euro di richiesta di rimborso per una cena per tre al ristorante Patchwork San Mango Piemontesa, che il consigliere ha sentito la necessità di addebitare alla Regione nonostante gli oltre 28 mila euro ricevuti, nel 2011 le spese crescono. Quelle giudicate «non conferenti» da Finanza e inquirenti ammontano a circa 255 euro, mentre i rimborsi salgono a 51 mila euro. «Pertanto – sottolineano gli inquirenti – sebbene decisamente modesto sia l’importo delle spese non conferenti rimborsate al consigliere in esame, va rilevato che lo stesso percepiva rimborsi di gran lunga superiori alle spese documentate. A tal proposito va segnalato che il pagamento dei modelli F24 era rimesso al Principe (che operava mediante il consulente dr. Chianelli) e che comunque in atti non sono stati acquisiti pagamenti di tali modelli effettuati dal consigliere in parola». E nel 2012 le spese non rimborsabili ma ugualmente rendicontate al gruppo consiliare lievitano ancora.

 

SITO INTERNET SU MISURA A fronte di oltre 58mila euro spesi, risultano 164,80 euro di “consumazioni occasionali”, 200 euro di trasporti, quasi 800 di pasti, quasi 2800 euro di rimborsi carburante, ma soprattutto oltre 14 mila euro di materiale e servizi informatici. Gran parte si devono – si legge nelle carte – «alla creazione, sviluppo e manutenzione del sito internet www.carloguccione.com, che rappresenta l’ennesimo sito internet di natura squisitamente personale, destinato alla promozione della propria figura e carriera politica e non connesso all’attività istituzionale del gruppo Pd in quanto tale». Nel blocco è compresa anche l’associazione “Riformisti in Calabria”- che incamera circa 12mila euro per «servizi di organizzazione segreteria, disponibilità locali e strumenti di information technology» – per la quale la Finanza sottolinea che in realtà dalle banche dati risulta impegnata nelle «attività dei partiti e delle associazioni politiche». Attività che a quanto pare, sebbene rendicontate non sarebbero state rimborsate dal gruppo, che invece avrebbe pagato quattromila euro le consulenze richieste a Carmelo Ambrogio per la stesura di alcune proposte di legge. 

 

IL RUOLO DI CICONTE «Coscienza» e «rigore morale» – fa sapere in serata – obbligano il vicepresidente della giunta, Vincenzo Antonio Ciconte, a rimettere le proprie deleghe, pur nella convinzione «che la magistratura nella quale nutro piena fiducia avrà modo di fare luce sull’utilizzo dei fondi erogati ai gruppi consiliari regionali negli anni 2010-2012, per le loro attività istituzionali». Nel frattempo però, finanzieri e magistrati contestano a Ciconte non solo di aver messo in rendiconto spese personali non rimborsabili quale che fosse la momentanea compagine di appartenenza, ma anche di essersi fatto raggirare da De Gaetano e Aiello, che sarebbero riusciti a convincerlo ad adottare una procedura più snella, basata sulla mera autocertificazione. Nonostante da capogruppo di Autonomia e diritti avesse adottato tutt’altra e più rigorosa prassi, senza per altro riuscire ad evitare problemi,  quando approda a Progetto Democratico, Ciconte assume un atteggiamento molto più “rilassato”. Con ineguagliabile candore da parte di chi verrà chiamato da Oliverio a fare l’assessore al Bilancio e al Patrimonio, Ciconte, interrogato dal pm Matteo Centini e dall’aggiunto Sferlazza sostiene «cambia la prassi, gliel’ho spiegato, perché i colleghi mi hanno fatto notare che nella legge regionale non era obbligatorio che il capogruppo fosse depositario di queste pezze giustificative –  tenta di spiegare – le pezze giustificative  sono relative … e si assumono loro la responsabilità delle loro pezze giustificative perché hanno attività istituzionale regionale che gli consente di fare quell’attività il mese precedente ed io davo i fondi il mese successivo». Un atteggiamento valutato duramente dal gip, che non sembra credere per nulla alla presunta buona fede di Ciconte.

«La condivisione di tale “imposizione” – scrive il gip Olga Tarzia – manifesta all’evidenza un tentativo esonero di responsabilità miope, asseritamente rispettoso della legge regionale, ma di fatto negligente rispetto all’onere gravante sul tesoriere e indifferente rispetto alla norma penale che in questa sede viene contestata (art. 314 c.p.). Un atteggiamento però – continua il giudice – che lungi dall’essere frutto di mera ignoranza, quanto alle spese personali, assume i caratteri della consapevolezza e della volontarietà di utilizzare somme di denaro aventi una finalità specifica per fini elettoralistici e di acquisizione di consenso erogandole ad esempio ad associazioni musicali, di certo non funzionali all’attività del gruppo ma piuttosto collegate ad esigenze di carattere politico”. Il riferimento è al curioso contributo all’associazione “New Beat Generation”, destinataria di due contributi già ai tempi in cui Ciconte era capogruppo di Autonomia e Diritti, che in sede di interrogatorio suscitano la curiosità dei magistrati. Invano. Ciconte, preso alla sprovvista, si arrampica sugli specchi «questi facevano degli incontri che avevano questo tipo di finalità della musica del . . . di quel tipo di musica particolare che raccoglieva tante persone che avevano in comune questo tipo di passione per veicolarla attraverso i giovani … attraverso un meccanismi di nuova forma associative, questo era il significato … io lo ricordo in maniera …vaga molto vaga».  Troppo vaga per il gip, secondo cui si tratta solo di attività mirate a fini elettorali o di ricerca del consenso, al pari degli «incontri conviviali presso ristoranti (tra i quali La Lampara) per parlare di problemi istituzionali, di sanità, di università etc».

 

ALLA FIERA DEI RIMBORSI A questo, continua il giudice, si aggiung
ono «i rimborsi in favore dei consiglieri con i quali (Ciconte ndr) risponde in concorso, per spese già riscontrate negli altri gruppi, quali quelle di carburante, evidentemente costituenti duplicazione della indennità, di cui sono stati beneficiari anche soggetti estranei all’entourage dei consiglieri e su autovetture di loro proprietà». Circostanze possibili, per ammissione dello stesso ex capogruppo di Progetto democratico, perché da parte di Ciconte non veniva – di fatto –  esercitato alcun tipo di controllo. Risultato, con i rimborsi del consiglio regionale, l’ex consigliere Ferdinando Aiello è riuscito per un anno a pagare le bollette di casa dei genitori e il carburante di amici e parenti, mentre De Gaetano ha preteso danari per ripagare cellulari, benzina e pasti. E anche Ciconte ci mette del suo con circa 4mila euro di spese non conferenti, fra cui «10 panini patate birra» e le “solite” spese carburante.  Una prassi che porta a un bilancio zoppicante nel 2011, ma che nel 2012 diventa disastroso. «La contabilità del Gruppo in esame – scrive la Finanza – risulta scarsamente attendibile. In questo senso, si evidenzia come il dato delle uscite dichiarate (€. 163.335,20) sia superiore a quello delle uscite reali da conto corrente (€ 154.935,31) ed entrambi appaiono superiori a quello delle uscite documentate (€ 112.277,61 )». 

 

LE AMMISSIONI DI CICONTE Ma che qualcosa di strano ci fosse in quei bilanci sembra ammetterlo lo stesso Ciconte, che al telefono con Francesco Muraca – e ascoltato dagli investigatori – afferma di aver restituito delle somme rimaste in giacenza presso il Gruppo da lui stesso presieduto (Progetto Democratico), segnalando come tale condotta non fosse stata mai adottata da alcun altro gruppo. Al contrario, quelli che definisce “i furbi” dell’Ufficio di presidenza avrebbero creato una determina ad hoc per permettere ai gruppi consiliari di utilizzare gli avanzi di cassa nell’annualità successiva. «I furbi sai che hanno fatto dopo? L’ufficio di presidenza dopo che ho fatto questa cosa io, hanno fatto una legge loro, hanno fatto una determina di dire che i soldi dell’anno precedente possono andare nell’anno successivo a essere spesi dai gruppi, a me non me ne frega niente io glieli ho ritornati, mi segui?». Un gesto che dimostra la volontà di chiarire la propria posizione – sottolineano gli investigatori – ma che non basta a “salvare” Ciconte.  

 

LO SCIVOLONE DI SCALZO Ha scelto un tombale silenzio il presidente del Consiglio regionale Antonio Scalzo, responsabile di aver messo a bilancio nei conti del gruppo del Pd “spese non conferenti” o di aver ottenuto rimborsi per spese non specificate  per circa 12mila euro, parte dei quali saranno necessari per finanziare l’acquisto di mobili da ufficio e computer, pranzi e cene, viaggi e rimborsi chilometrici. Quasi una bazzecola rispetto alle contestazioni mosse ai colleghi, ma in ogni caso una tegola pesante per il governatore Mario Oliverio, che vede alcuni tra i suoi fedelissimi toccati da ombre pesantissime, che nessun comunicato di «assoluta estraneità» e «piena fiducia nella magistratura» potrà cancellare. 

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x