La brutta vicenda della inchiesta della Regione Calabria che vede coinvolti assessori regionali, consiglieri regionali, ex consiglieri regionali e parlamentari, per fatti che si riferiscono ai rimborsi dei gruppi nella precedente consiliatura regionale, impone delle riflessioni e anche delle proposte. Il percorso più semplice, in queste occasioni, sarebbe guardare in superficie elargendo giudizi di condanne e assoluzioni. Come sovente avviene quando gli indagati sono amministratori o comunque esponenti della politica. Ci sono “i dispiaciuti” veri, ma moltissimi di facciata. Così come avvenne tra il 1992-94 per Tangentopoli dove molti, che non cogliendo la portata delle indagini che inchiodavano una classe dirigente e punivano ingiustamente partiti storici, pensavano agli spazi che illusoriamente si presentavano per i loro personali progetti. La considerazione che ci sentiamo di fare è di fiducia nell’operato della magistratura e di speranza che coloro che oggi sono sotto accusa e sottoposti a misure restrittive facciano valere la loro estraneità. Ce lo auguriamo per loro e per le famiglie ma soprattutto per una regione povera ma un tempo ricca di cultura e di umanità che rischiano di svanire definitivamente e con esse le residue speranze di riscatto. Un’altra riflessione (che riprende considerazioni da me più volte espresse) si riferisce alla necessità di rifondare radicalmente le regioni fonti ineguagliabili di sprechi, di inefficienza e di un sistema burocratico centralista soffocante. C’è una buona dose di ipocrisia: ci si scandalizza per i rimborsi e non c’è nessuna reazione per le politiche sbagliate, per gli appuntamenti mancati e per le risorse non utilizzate (parliamo di centinaia e centinaia di milioni di euro). Questo è il danno che pesa sulla occupazione e sullo sviluppo. Un’altra riflessione investe direttamente la riforma costituzionale del 2001 (io votai contro) che attribuì impropriamente ulteriori poteri alle regioni e abolii a tutti i livelli i controlli: commissario di governo per gli atti della giunta, i Coreco per gli atti delle amministrazioni locali e per i presidi sanitari. Aggiungo che un organismo di controllo dovrebbe essere previsto per gli atti degli uffici di presidenza dei Consigli regionali. Se ci fosse stato molte situazioni oggi oggetto di indagini si sarebbero potute preventivamente chiarire. In ultimo c’è il dato politico che riguarda l’amministrazione e la politica della regione Calabria. Questo è un alto paragrafo il più importante e il più vero. Lo sbandamento viene da lontano che nemmeno i risultati elettorali delle ultime regionali del novembre 2014 (dove ha votato solo la minoranza degli aventi diritto) hanno dissipato. Questo sarà il vero tema dei prossimi giorni. Fermarsi, come dicevamo, alla superficie degli episodi senza andare nel profondo sarebbe la ulteriore e vera frode per i calabresi che attendevano e attendano un cambiamento che allo stato non c’è. Se ci sono le condizioni si vada avanti altrimenti con gli elettori si ricercano le alternative per un reale rinnovamento. E i fatti di oggi possono aiutare!
*Segretario nazionale Cdu
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