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Clan a Condofuri, pioggia di assoluzioni

REGGIO CALABRIA Diverse assoluzioni, molte condanne sbriciolate dalla mannaia della prescrizione, alcune riduzioni, ma anche la conferma di condanne pesanti, come quella a 9 nove anni inflitta all’…

Pubblicato il: 29/06/2015 – 17:04
Clan a Condofuri, pioggia di assoluzioni

REGGIO CALABRIA Diverse assoluzioni, molte condanne sbriciolate dalla mannaia della prescrizione, alcune riduzioni, ma anche la conferma di condanne pesanti, come quella a 9 nove anni inflitta all’ex assessore comunale di Condofuri Filippo Rodà, Concetto Manti e Pietro Miceli. Così i giudici della Corte d’appello hanno deciso di riformare la sentenza di primo grado del processo “Konta korion”, il procedimento scaturito dall’inchiesta che per prima ha svelato l’esistenza di un locale di ‘ndrangheta a Condofuri, determinando anche lo scioglimento del locale consiglio comunale. Per decisione della Corte, escono dal processo assolti da ogni accusa Giuseppe Poerio, cui in primo grado erano stati inflitti dieci anni e sei mesi per associazione mafiosa e altri reati, Bruno Bertone, Domenico Stelitano e Pietro D’Aguì, in precedenza condannati a un anno e Tommaso Miceli (cl.49) in precedenza condannato a due anni. Nonostante la richiesta di condanna a 9 anni avanzata dal pg, vengono confermate anche le assoluzioni di Leone Caridi, Francesco Gurnari, Carmelo Modaffari, Pasquale Modaffari, Giuseppe Nucera e Tommaso Ollio, come pure quella di Leonardo Occhibelli, punito con tre anni e Pietro Praticò, condannato in precedenza a 2 anni e 6 mesi.
Cadono invece sotto la mannaia della prescrizione le accuse a carico di Leone Violi, Antonio Ieropoli, Francesco Marzano, Giuseppe Scattareggia, Roberto Caratozzolo e Gianfranco Aquino, puniti con un anno in primo grado, Pietrino Fazzari e Francesco Timpano, condannati a 1 anno e 6 mesi e Tommaso Miceli (cl. 61). Per decisione della Corte incassano una lieve riduzione della condanna di primo grado e Ernesto Pontari, che passa da 10 a 9 anni, Filippo Guglielmini, che passa da 3 anni e 6 mesi a 2 anni e 6 mesi, e Massimo Antonio Nucera e Caterina Iriti, che passano da 3 anni e 6 mesi a 2 anni e 2 mesi. Confermate invece le condanne a carico di Antonio Grasso, punito con un anno di carcere e Concetto Manti, Pietro Miceli e l’ex assessore Filippo Rodà, tutti condannati a 9 anni.
Scaturito dall’omonima indagine, il procedimento Konta Korion ha permesso di scoprire che non solo i Rodà-Casile avrebbero per anni condizionato il Comune di Condofuri, ma anche che avevano tentato il salto di qualità eleggendo un proprio uomo con l’obiettivo dichiarato di farlo arrivare nella stanza dei bottoni. Una strategia mirata a controllare l’assessorato ai Lavori pubblici, divenuto per i clan crocevia di affari e appalti pilotati. Un progetto riuscito, almeno fino all’intervento della magistratura, che dall’incendio di un escavatore di un’impresa di movimento terra, verificatosi nel novembre del 2004, sarebbe riuscita prima a dare un nome e un volto al comitato d’affari – espressione diretta della consorteria mafiosa – che gestiva in regime di quasi totale monopolio l’aggiudicazione degli appalti pubblici della zona, quindi a fotografare il clan, in tutte le sue articolazioni. Alla sbarra sono finiti infatti personaggi della “società maggiore” e della “società minore” della locale di Condofuri, rappresentate plasticamente e descritte in dettaglio da centinaia di intercettazioni che hanno dato gambe all’inchiesta. «Siamo in presenza di una locale importante – ha detto nel corso della sua requisitoria il pm De Bernardo, riconosciuta dal Crimine di Polsi e dunque organizzato sulla base di regole condivise. E le regole sono l’essenza stessa della ndrangheta». Regole comuni che hanno trovato conferma in molte inchieste, descritte in dettaglio dalle centina di conversazioni messe agli atti e che hanno consentito di ricostruire anche le alleanze e i rapporti esterni dei principali personaggi della consorteria. Un filone investigativo fortunato e che ancora non sembra essersi esaurito, come confermato dall’operazione “El Dorado” che ha colpito l’anima della locale di Condofuri, svelando un giro di traffici e riciclaggio che i principali esponenti del clan erano in grado di gestire tra la Calabria e Viterbo.

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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