«Chi pensa che oggi la partita del governatore sia solo quella dell’individuazione e designazione dell’esecutivo e magari d’alto profilo, a mio modesto avviso commette un grossolano errore. Per il presidente Mario Oliverio e sono certo che ne ha conoscenza, la partita si gioca anche e soprattutto a livello amministrativo. Se riuscirà a scrostare un apparato gestionale burocratico, che affonda le sue radici nell’istituzione stessa della Regione, con nomine ben oculate, come direttori generali, nei vari Dipartimenti, se riuscirà ad attuare, quanto già annunciato come la rotazione dei dirigenti nei vari settori e suggerire staff da affiancare con figure fresche, giovanili, animate dal solo intento di far bene, beh, allora, qualcosa si muoverà positivamente in questa nostra terra».
È quanto afferma il coordinatore regionale di Sel, Mario Melfi, che pur riconoscendo che «l’individuazione di una buona giunta è una riapertura di credito importante», non si unisce «al coro della ricerca di “alte professionalità”. Non lo dico – prosegiue Melfi – pro-domo mea (Sel), ma dalla riflessione dell’esamina del recente passato. A livello nazionale sulle nostre carni viviamo quanto hanno fatto i “professoroni” del governo Monti; a livello regionale possiamo fare esempi a iosa. I rifiuti sono stati gestiti per 16 anni da alte cariche burocratiche statali ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Lo stesso sfascio della Sanità non è addebitabile solo a Scopelliti, ma anche ai professoroni del tavolo Massicci, nonché ai professoroni dell’agenzia che ha redatto un piano sanitario lacrime e sangue per l’utenza. Non mi sembra, pur avendo una buona Università, che questa, almeno fino a ieri, abbia proposto soluzioni alle emergenze territoriali».
«Se fossi io il governatore – aggiunge il coordinatore di Sel – per la realizzazione della giunta, cercherei di individuare uomini e donne di Calabria che sono stati, con i fatti, veri Agenti di sviluppo nel territorio. E queste figure possono essere riscontrate nei partiti, negli enti locali, nelle associazioni. Uomini e donne che potrebbero anche non avere il titolo di prof. e/o il dott., ma riconosciuti dalla gente come persone valide e fattive, conoscitori del territorio, conoscitori della macchina burocratica, conoscitori delle ansie e dei disagi che vivono i calabresi. Infine – conclude Melfi – pur capendo l’accorpamento dettato da esigenze di razionalizzazione e risparmio, slegherei il dipartimento Cultura dal dipartimento Turismo. Ritengo fondante per la nostra Regione una rivisitazione e rivoluzione culturale: essa non è più procrastinabile, emandabile».
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