COPANELLO L’importanza della tradizione e l’esigenza di tramandare la cultura sono i capisaldi su cui si è costruita la società odierna, soprattutto nel Sud Italia. Ecco perché il corposo lavoro svolto da Carmine Donzelli Editore grazie al sostegno della Fondazione Carical, della Regione Calabria e della Fondazione Imes Catanzaro per recuperare le fiabe di Letterio Di Francia, consegnano definitivamente alla letteratura calabrese e italiana un pezzo di storia unico, ora immortale.
Letterio Di Francia, nato a Palmi nel 1877 da una famiglia di modeste condizioni economiche, mette a frutto gli studi sulle tradizioni popolari calabresi che per una vita ha portato avanti in parallelo a quelli letterari, e si dedica alla raccolta e annotazione delle Fiabe e novelle calabresi, di cui pubblica nel 1929 una prima edizione. Quel lavoro, in dialetto calabrese, Italo Calvino lo descriverà come «Uno dei più importanti repertori novecenteschi della fiaba italiana ed europea» che rischiava però di andare perso per sempre.
Un lavoro certosino e non semplice quello di recuperare e tradurre le novelle che già Di Francia aveva raccolto dalla viva voce dei calabresi dei primi del secolo scorso, che ha portato alla redazione di tre volumi, per oltre mille pagine complessive, con i primi due che contengono la versione integrale delle 61 fiabe del Di Francia, con il testo calabrese e la traduzione italiana a fronte, nonché l’intera serie di apparati curati dalla traduttrice Bianca Lazzaro e accompagnati da un saggio di Vito Teti mentre il terzo è dedicato al più generale pubblico dei lettori di tutte le età, e contiene le sole traduzioni italiane, accompagnate da uno straordinario corredo di illustrazioni a colori, realizzate appositamente dal prestigioso illustratore Fabian Negrin.
Un patrimonio la cui importanza è descritta dalle parole dell’editore Carmine Donzelli:
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La fiaba come recupero della tradizione orale, del passato, come modalità di interazione tra individui e generazioni differenti. Una forma narrativa e comunicativa che trova così nuova affermazione in una società in cui il ricorso alla parola è sempre meno frequente a vantaggio della comunicazione a mezzo di bit da navigare. Un passaggio significativo questo, sottolineato da Piero Bevilacqua, docente di Storia contemporanea all’Università “La Sapienza” di Roma e fondatore dell’Istituto meridionale di Storia e Scienze Sociali:
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Mantenere vivo l’interesse sulla fiaba è quindi parte integrante della diffusione delle tradizione. Così dalla creazione di un volume che raccogliesse le fiabe calabresi, si passa anche alla loro diffusione tra gli studenti. Grazie alla Fondazione Carical, infatti, prenderà il via in alcune scuole pilota un progetto che prevede l’adozione del volume edito da Donzelli come libro di testo in alcuni istituti superiori: la sperimentazione didattica riguarderà l’approfondimento delle tecniche narrative del genere fiabesco, mettendo in relazione gli aspetti antropologici e folklorici con quelli letterari e introducendo elementi di comparazione tra il repertorio calabrese e i principali repertori della fiaba italiana e europea. In previsione, c’è anche la possibilità che le fiabe siano poi messe in scena dagli stessi studenti.
All’incontro odierno, che si è tenuto presso il villaggio Guglielmo a Copanello, in provincia di Catanzaro, oltre ai già citati Donzelli e Bevilacqua hanno preso parte il consigliere regionale Arturo Bova, in rappresentanza della Regione Calabria e il presidente della Fondazione Carical, Mario Bozzo.
Alessandro Tarantino
a.tarantino@corrierecal.it
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