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Avrebbero costretto Cacciola a ritrattare, pene confermate

REGGIO CALABRIA Sono tutte confermate e sono pesanti le pene decise dalla Corte d’appello per i familiari e l’ ex avvocato di Maria Concetta Cacciola, la testimone di giustizia, morta nell’agosto 2…

Pubblicato il: 30/06/2015 – 17:14
Avrebbero costretto Cacciola a ritrattare, pene confermate

REGGIO CALABRIA Sono tutte confermate e sono pesanti le pene decise dalla Corte d’appello per i familiari e l’ ex avvocato di Maria Concetta Cacciola, la testimone di giustizia, morta nell’agosto 2011 per un’ingestione di acido muriatico. Un decesso avvenuto poche settimane dopo quella che diversi Tribunali hanno riconosciuto come una forzosa ritrattazione di quanto dichiarato nel suo breve periodo di collaborazione con la giustizia. Proprio per quella testimonianza che la donna sarebbe stata costretta a ritrattare questa vicenda è finita al centro di un filone secondario del procedimento. La Corte d’appello, presieduta da Iside Russo, accogliendo in toto le richieste del pg Danilo Riva, ha condannato il padre della ragazza, Michele Cacciola a 8 anni e 8 mesi in continuazione con la condanna in precedenza rimediata per i maltrattamenti inflitti alla giovane, mentre è di 7 anni e 4 mesi la pena inflitta al fratello della testimone, Giuseppe Cacciola, sempre in continuazione con la pena già incassata. Condannata a 5 anni e 6 mesi – per pena cumulativa con le precedenti decisioni inflitte – anche la madre di Cetta, Anna Rosalba Lazzaro. Meno pesante di quella chiesta dal Psg è invece la condanna decisa per Vittorio Pisani, da circa un anno collaboratore di giustizia: il legale, oggi scarcerato per ordine della Corte, è stato condannato a 2 anni e 8 mesi, con il riconoscimento delle attenuanti generiche che ne attestano l’attendibilità e genuino pentimento.

Se ai familiari della testimone di giustizia – già condannati per diversi episodi di maltrattamento – i pm contestavano il reato di violenza privata aggravata dalle modalità mafiose (per aver obbligato la donna a recedere dal percorso di collaborazione intrapreso), non meno gravi erano le accuse a carico dell’ex legale, accusato, insieme al collega Gregorio Cacciola, di aver curato la falsa confessione con cui Cetta, pochi giorni prima di morire, aveva smentito le dichiarazioni fatte ai magistrati contro il clan Bellocco. In primo grado, Pisani è stato riconosciuto colpevole di aver fornito «un contributo di natura morale nella qualità di consigliori di ogni mossa compiuta dai Cacciola» prima per rintracciare la donna, quindi per convincerla a smentire le pesantissime dichiarazioni fatte tanto a carico dei familiari, come del potentissimo clan Bellocco, attorno al quale tanto i parenti della donna, come lo stesso legale sono ritenuti a vario titolo vicini.

 

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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