REGGIO CALABRIA C’è chi arriva nervoso e ancor più nervoso se ne va, chi si trincera dietro il silenzio e gli occhiali scuri, chi si ferma a parlare con i cronisti e chi li guarda male e va via borbottando, chi non la tracotanza che traspare dagli atti e chi invece cerca quantomeno di giustificare le spese contestate. È stata una lunga, durissima giornata di interrogatori per i magistrati Matteo Centini e Gaetano Paci e per il gip Olga Tarzia. Di fronte a loro, hanno iniziato a sfilare i primi quattro indagati dell’inchiesta Rimborsopoli, che ha messo a nudo la gestione a dir poco disinvolta dei fondi destinati ai gruppi del consiglio regionale dal 2010 al 2012, ma ha provocato un tifone che si è abbattuto anche sull’attuale giunta regionale.
IL SILENZIO DI DE GAETANO
Mentre Oliverio cerca di trovare la quadra per restituire all’istituzione che presiede la credibilità che le spese pazze di consiglieri ed ex consiglieri hanno polverizzato, il suo ex pupillo nonché assessore Nino De Gaetano, non gli dà una mano. Nonostante le promesse di immediato chiarimento di fronte ai magistrati annunciate a poche ore dall’arresto, contestualmente alle proprie dimissioni, l’ex assessore oggi ha preferito trincerarsi dietro una più comoda cortina di silenzio. Di fronte al gip non rimane che i pochi minuti necessari per espletare le formalità di rito, declinare le proprie generalità e dichiarare di volersi avvalere della facoltà di non rispondere. Quindi va via, testa bassa e volto coperto da grossi occhiali scuri, scortato dai legali e dal fratello, che per tutto il tempo lo ha atteso fuori.
I “NON RICORDO” DI FEDELE
Ha invece risposto per quasi due ore ai magistrati il suo predecessore nella medesima carica, Luigi Fedele, come De Gaetano, arrestato e messo ai domiciliari per ordine del gip Tarzia. Una decisione che i legali – il penalista Francesco Albanese e l’amministrativista Saraldo Infantino – hanno tentato di ribaltare, assistendo l’ex assessore nel lungo interrogatorio, ma anche promettendo agli inquirenti la trasmissione di ulteriore documentazione, già annunciata nel giugno 2013, ma andata perduta nei labirinti della procura e mai pervenuta al pm. Stando a quanto filtra, il gip avrebbe contestato punto per punto le spese non rimborsabili messe a carico del gruppo consiliare dall’ex assessore e capogruppo Pdl, il quale avrebbe risposto insistendo sulla natura istituzionale. Spiegazioni intervallate da qualche «non ricordo» e «non so» quando le domande si sono fatte più insistenti e le richieste di delucidazioni più precise, cui il politico rimedierà – hanno promesso i suoi legali – nei prossimi giorni, trasmettendo alla procura e al gip ulteriore documentazione. Allo stesso modo, di fronte ai quasi increduli magistrati che nel suo fascicolo hanno un’informativa riservata – per ragioni di privacy inaccessibile anche agli altri indagati – con conversazioni «inequivocabili», Fedele ha sostenuto la natura strettamente istituzionale della presenza della Pinneri, «collaboratrice storica del gruppo», in una serie di viaggi all’estero, da New York a Londra, da Vienna a Venezia, da Montecarlo a Berlino. Ugualmente, ha cercato di attribuire alla cautela necessaria dopo lo scivolone del caso Lampada – il boss di Milano è stato pizzicato ad un’iniziativa elettorale dell’ex assessore – la scelta del ristorante del figlio come luogo abituale di cene e riunioni. Un interrogatorio lungo, serrato e dettagliato, dal quale Fedele esce con il volto tirato. Si riunisce in un breve conciliabolo con i suoi avvocati, poi scappa via.
LE VACANZE DI GIANNI NUCERA
Ostenta invece serenità e tranquillità l’ex segretario-questore Giovanni Nucera, colpito da un provvedimento di divieto di dimora in Calabria e da un provvedimento di sequestro per equivalente di 34.777,99 euro. Accuse che non sembrano preoccuparlo più di tanto, se è vero che al termine dell’interrogatorio durato più di tre ore, l’ex consigliere regionale non esita a dichiarare «È stata – dice – una chiacchierata per quel che mi riguarda molto chiarificatrice, non ho nulla da aggiungere a quanto non sia stato detto dentro. Per la prima volta ho potuto chiarire e spiegare tutte le situazioni fra virgolette “anomale” che mi sono state contestate e credo di avere dato spiegazioni sufficienti per aiutare i giudici a capire quale sia la mia reale posizione, che non ha nulla di eccezionale, anche per le cose contestate». Anche per i doppi rimborsi elencati punto per punto nell’ordinanza, Nucera ha una spiegazione: «C’è stato un errore nella trasmissione di faldoni ma facilmente riconducibile a un errore materiale, ma mai liquidati. Attenzione, non è che ci sono stati due rimborsi per la stessa cifra, è stato presentato materiale cartaceo che non ha avuto effetto. L’errore è stato commesso e me ne attribuisco tutte le responsabilità – ammette – ma assolutamente non c’è stato un doppio pagamento e lo dicono i numeri». E sul divieto di dimora in Calabria spiega: «Quale migliore occasione per una vacanza con mia moglie?».
IL NERVOSISMO DI TRAPANI
Di umore del tutto diverso sembra essere, appena terminato l’interrogatorio, Carmelo Trapani, lo storico collaboratore del senatore Bilardi quando era inquilino di Palazzo Campanella, oggi passato nella struttura di un altro esponente di Ncd, il consigliere regionale Giovanni Arruzzolo. Raggiunto dal divieto di dimora in Calabria emesso dal gip Olga Tarzia, Trapani per oltre tre ore ha risposto a tutte le domande dei magistrati, tentando di chiarire la propria posizione, complicata dall’enorme mole di materiale probatorio – videoriprese incluse – messo agli atti dell’inchiesta. Al termine del confronto con i magistrati, Trapani, difeso dall’avvocato Luigi Tuccio, sostituito dalla compagna e collega Giampiera Nocera, è andato via senza rilasciare commento alcuno ai cronisti, ma i suoi legali fanno sapere che in sede di interrogatorio avrebbe risposto a ogni domanda, tentando di chiarire la propria posizione e il proprio ruolo di collaboratore di Bilardi. Per i difensori, nulla sarebbe a lui direttamente imputabile perché privo di alcun ruolo determinativo e non legittimato a chiedere rimborsi, tuttavia bisognerà capire come gip e magistrati valuteranno le sue dichiarazioni.
AVANTI UN ALTRO
Prima però dovranno terminare la girandola degli interrogatori dei politici coinvolti nell’inchiesta. Si ricomincia giovedì due luglio, quando davanti al gip sfileranno gli ex consiglieri Nicola Adamo, Alfonso Dattolo e Pasquale Maria Tripodi.
a. c.
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