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Falsa Politica, 7 anni anche in appello per l'ex assessore provinciale Agrippo

REGGIO CALABRIA Condanne confermate anche in appello per l’ex assessore provinciale di Reggio Rocco Agrippo e per , l’ex consigliere comunale di Siderno, Giuseppe Tavernese, entrambi imputati nel s…

Pubblicato il: 01/07/2015 – 19:41
Falsa Politica, 7 anni anche in appello per l'ex assessore provinciale Agrippo

REGGIO CALABRIA Condanne confermate anche in appello per l’ex assessore provinciale di Reggio Rocco Agrippo e per , l’ex consigliere comunale di Siderno, Giuseppe Tavernese, entrambi imputati nel secondo grado del procedimento “Falsa politica”, scaturito dall’inchiesta che ha svelato l’infiltrazione dei clan nella vita e nelle istituzioni democratiche di Siderno.
Come chiesto in sede di requisitoria dal sostituto pg Giuseppe Adornato, la Corte d’Appello, presieduta dal giudice Russo con Di Rienzo e Laudadio a latere ha confermato la condanna a sette anni e sette mesi di carcere per l’ex consigliere provinciale di Reggio Calabria Rocco Agrippo, come quella a sei anni inflitta all’ex consigliere comunale di Siderno, Giuseppe Tavernese. Si confermano inoltre i sette anni di pena disposti per Salvatore Commisso, e i sei anni di carcere con cui è stato punito già in primo grado Cosimo Figliomeni. Rimangono insoddisfatte le richieste del sostituto pg per le posizioni di Pietro Futia e Pasquale Romanello, entrambi condannati in primo grado a sei anni di reclusione e in appello assolti da ogni accusa. Una decisione che non intacca l’impianto complessivo dell’inchiesta della Dda reggina, che completa ma non conclude il filone investigativo sul quale sono state tessute indagini come “Il crimine”, “Recupero-bene comune” e “Locri è unita” – erano arrivate fino ai gangli della vita politica del paese della Locride.
A determinare i destini di un’intera comunità – hanno scoperto i magistrati e confermato i giudici – era infatti il clan Commisso, la cui benedizione era necessaria per tentare la scalata in politica. Per questo, politici di ogni colore si presentavano con il cappello dal boss Giuseppe Commisso, “U mastru” che da dietro il bancone della sua lavanderia “Ape green” dispensava buoni consigli e ricordava le regole che nessuno poteva permettersi il lusso di infrangere. Tutte conversazioni registrate e analizzate dagli investigatori e destinate a pesare su un procedimento che si candida ad essere prima di tutto una fotografia impietosa della politica e della società della Locride e non solo. Cosimo Cherubino – ha svelato infatti l’inchiesta sfociata nel processo che a breve lo vedrà alla sbarra nel filone che si svolge con rito ordinario – sarebbe l’uomo che i clan avevano scelto come proprio rappresentante in consiglio regionale.

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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